134721-mdUn primo corridoio umanitario ha finalmente permesso a 162 migranti di volare fin qui in sicurezza, con un’operazione gestita dall’Italia, dall’Onu, dalla Libia e dalla Cei. Altri 10mila dovrebbero arrivare l’anno prossimo.

Siamo molto felici per queste donne, per questi uomini e per questi bambini. Almeno per loro c’è giustizia, c’è salvezza. Ma pensando alle tante vittime degli ultimi due anni, perse per sempre nel loro anonimo cimitero marino, pensando all’ipocrisia dei nostri parlamentari che hanno vergognosamente affossato il sacrosanto ius soli, il sapore di questa “buona” notizia si tinge di amaro.

Finirà davvero la tragedia delle violenze e delle morti in mare? Ci chiediamo quale sarà la sorte delle tante donne ancora chiuse nei campi libici, vorremmo sapere se saranno incluse in questi percorsi di salvezza, o se verranno “rimpatriate” nei paesi da cui sono fuggite, come fanno temere oscuri accordi euro-africani.

Ci chiediamo quali operazioni neocoloniali siano in programma, portando armi e soldati nel Sahel all’apparente scopo di “lavorare per i diritti umani” e “sconfiggere il traffico di migranti”, come dice il governo. Noi sappiamo che non si può portare giustizia e pace con gli strumenti delle guerre.

Se è vero che l’Italia rispetto agli altri paesi europei ha forse mostrato un’anima più generosa, è anche vero che qui il bene e il male si sono mescolati in modo difficilmente distinguibile. Xenofobia e razzismo continuano ad avvelenare la vita comune, ma c’è anche tantissima solidarietà e capacità di superare egoismi e stereotipi. Tuttavia non possiamo ignorare quanta strada ancora vi sia da fare per costruire una società davvero fondata sul rispetto del diritto a una vita degna, qualunque sia il nostro luogo di nascita, fragili abitanti di un pianeta meraviglioso e terribile.

Ecco perché vogliamo sapere che cosa accadrà alle persone “rimpatriate” nei paesi d’origine: è un ritorno indietro all’inferno da cui cercavano di fuggire? E come verranno accolte le persone profughe portate qui con voli “legali”? Saremo capaci di costruire una vera convivenza, lottando insieme per avere lavoro, per avere case, per avere diritti, nel rispetto dei doveri?

Cerchiamo allora di continuare a tenere alta l’attenzione con l’aiuto di persone esperte e competenti, come appunto faremo il 16 gennaio 2018 con un dibattito dedicato proprio a questi temi.

 

Salvate o sommerse?


Martedì 16 gennaio | ore 18.30
 Casa delle Donne di Milano | Via Marsala 8/10

Dibattito con Marta Cosentino, giornalista Rai 3, Luce Bonzano, avvocata Asgi, e Judith Sunderland, Human Rights Watch. Introduce Floriana Lipparini, Casa delle Donne di Milano.

 

Floriana Lipparini