Foto di Valeria Sinesi e Katia Zambelli

Foto di Valeria Sinesi e Katia Zambelli

Sabato 15 novembre. Pioggia continua, incessante…Milano come la Los Angeles in Blade Runner? Per tutto il giorno é caduta tutta la pioggia del mondo da un cielo chiuso e nero con strade allagate, trasporti bloccati. Il primo pensiero è: nessuna verrà qui alla Casa delle Donne ad ascoltare le nostre letture “Parole incarnate”, evento con cui partecipiamo a Bookcity..per la prima volta.Ma poi pian piano le nostre socie sono arrivate e anche tante altre donne che non conosciamo…La nostra aula si riempie, l’attesa è tanta, l’emozione ancora di più. Francesca presenta la Casa, l’evento e il nostro gruppo Libr@rsi che l’ha organizzato con tanto impegno e passione. Le letture si susseguono. Sono brave le nostre “lettrici”, un po’ vere attrici, un po’ dilettanti allo sbaraglio…

C’è chi scatta foto, chi riprende con la videocamera, ma soprattutto i volti delle donne che stanno ascoltando sono incantati (compresi i nostri che i brani li sappiamo quasi a memoria). Anzi “incarnati nelle parole”. Silenzio: un’ emozione corale.

Foto di Valeria Sinesi e Katia Zambelli

Foto di Valeria Sinesi e Katia Zambelli

E ci siamo riviste tutte preadolescenti come Barbara Balzarani nel suo libro “Lascia che il mare entri” che si ingobbiva per nascondere il seno che stava crescendo e chiedeva alla nonna , “che mi succede”?

Ci siamo sentite, anche, come Rebecca de “La vita accanto” di Maria Pia Veladiano, “la bambina brutta”, abituata ad esistere sempre in punta di piedi sul ciglio estremo del mondo” e siamo diventate “belle” con lei scoprendo i nostri “personali” talenti.

Se, poi, a parlare fosse il nostro corpo? Come nel racconto autobiografico dal libro “La coda della cometa” (a cura di Luisa Fressoia), cosa direbbe? Ci siamo chieste.

Intanto tutte abbiamo aspettato Felipe…..mentre le pillole amare (“Bitter pill” di Betty Gilmore) si trasformavano per un refuso in “better”, veramente “le migliori” .

Abbiamo avuto la forza di sorridere davanti al dramma di morti “annunciate” (le storie dal volume “Ferite a morte” di Serena Dandini) e lasciate accadere perché eravamo “noi vittime” a raccontarle.

Sbalordite dal racconto delle tre nonne di Kaha, strano da noi, ma abbastanza usuale in Somalia ci siamo inoltrate nel territorio dei “Fra – Intendimenti” (Kaha Mohamed Aden),un luogo – non luogo tutto da abitare insieme alle donne migranti…ma anche dei “fraintendimenti” dove la pelle nera può diventare “pelle di prostituta”.

Ma il corpo è anche desideri, impulsi. E se il corpo di una donna desidera quello di un’altra donna, come trova le parole per dirlo senza paura? Senza vergogna? Tanta attenzione nei volti delle donne nell’aula, (noi comprese..), quando il gioco dell’attesa e il piacere del contatto tra corpi femminili sono rimbalzati dai racconti erotici tratti da “Nuda” di Michela Pagarini.

Infine, Lea Melandri ha esordito leggendo alcuni passi dal suo saggio “Amore e violenza”: “Che senso ha parlare del corpo in termini di “proprietà”, “avere il corpo”, “appropriarsi del corpo”, quando in realtà siamo corpo, corpo pensante? Che cosa cambia nel momento in cui prendiamo coscienza che il corpo non è neutro ma sessuato, e che sulla diversità biologica del maschio e della femmina la storia – in quanto storia di una comunità di soli uomini – ha costruito il più duraturo dei rapporti di potere: divisione dei ruoli sessuali, esclusione delle donne dalla polis, identificazione della donna con il corpo, la natura…

Già “che cosa cambia?”, se prendiamo coscienza di tutto questo? Una domanda, che già ci siamo “domandate” da tempo e ci ripetiamo ancora…

Gruppo Libr@rsi