non-violenzaIl 2 ottobre è stato un grande giorno! La giornata internazionale della nonviolenza attiva. Quest’anno ci siamo state anche noi, la Casa delle Donne insieme a Mondo Senza Guerre e Senza Violenza e La Comunità per lo Sviluppo Umano.

Il giorno precedente abbiamo preparato tutti gli spazi, i gazebo esterni per l’accoglienza e per le interviste,  le aule laboratorio, la palestra, la sala al primo piano per la conferenza stampa.

Ogni cosa era pronta per accogliere i ragazzi e le ragazze, studenti delle scuole superiori di primo e secondo grado accompagnati dai loro insegnanti,  per attraversare il percorso che abbiamo pensato per loro, per vivere l’esperienza della nonviolenza, per poterla pensare e trovare le parole per descriverla.

Riporto qui alcune testimonianze di chi ha partecipato alla giornata e ha incontrato i ragazzi e le insegnanti al mattino, e il pubblico adulto alla sera.

Cominciamo dalla palestra: cosa ci sarà mai in questa tenda nera alla quale si accede attraverso un tunnel rivestito dall’arcobaleno della pace? E’ la “tenda del silenzio”!

Federica e Daria , del Gruppo Benessere e Movimento, hanno accolto  i ragazzi nella tenda insieme ad Emanuela ed Alberto del Centro di nonviolenza attiva di Milano.

Federica racconta “i ragazzi e le ragazze hanno alcune reazioni comuni: toglierci le scarpe? Davvero? Perché? Ma non ho le calze! Ma mi puzzano i piedi! NOO Prof, io nooo per favore!

E i tappi? Dobbiamo metterceli? Ma perché? A me danno fastidio! Io ci sento lo stesso!! Possiamo portarli a casa dopo?I tappi… Alcuni, più grandi, più scafati, più impertinenti, se li infilano nel naso, così, per non sentire la puzza dei compagni…

Si infilano nel tunnel con la fretta di vedere cosa c’è nella tenda. E le frasi lungo il percorso? Molti non le vedono e devono tornare indietro;  altri le leggono piano, alcuni riflettono, altri tirano dritto verso quei cuscini così invitanti.

Si siedono veloci, cercano i compagni, ridacchiano, si chiamano, si spintonano. E il silenzio? Ops, è vero, il silenzio…

Al suono della campana tibetana finalmente tacciono: stupiti, scocciati sorpresi, divertiti, curiosi? Ma tacciono. Alcuni occhi sono chiusi, altri spalancati, altri sbirciano. Ascoltano la breve meditazione guidata. Alcuni, più piccoli partecipano con convinzione, i più grandi, a volte, con un po’ di sufficienza. Poi un grande respiro, la lettura del foglio  e la scrittura del commento. Tranquilli, non è obbligatorio, non è un compito in classe!

Al suono della campana tibetana sciamano via, lasciando nel cesto i loro commenti… 

Prove di pace”.

 

E Daria, da parte sua, ricorda tra gli altri un ragazzino, che aveva al suo fianco un compagno con handicap che l’ha disturbato per tutto il tempo, non ha mai reagito. Prima di uscire gli ho detto che era stato molto bravo col suo compagno e lui dopo un po’ è tornato a chiedermi “signora ma diceva davvero che sono stato bravo o scherzava?”. Tesoro! Certo che dicevo davvero, gli ho risposto, sei stato davvero bravo. Ai ragazzi delle superiori, è interessata la respirazione come mezzo di controllo delle emozioni tanto da chiedermi se anch’io usavo questa tecnica e se funziona. Ho cercato di trasmettere loro l’idea che la tranquillità la devono cercare dentro di loro, anche nella confusione, e questa tranquillità nessuno gliela potrà mai portare via. Vedo che i ragazzi hanno un gran bisogno di essere ascoltati, di essere accettati, di essere presi sul serio. Sicuramente un atteggiamento non violento parte anche dalla sicurezza in sé stessi e dalla serenità interiore. Infine, ho dato un’occhiatina ad alcuni foglietti con le loro frasi, una diceva:

E’ stato bellissimo stare ad occhi chiusi e non pensare a niente”.

Giovanna, Enrica, Marie e Elena e  del Gruppo Progettazione Spazi hanno costruito un percorso in palestra, accanto alla “tenda del silenzio”. Un arco da attraversare per varcare il confine e si entrava nel laboratorio  ‘Oltre i confini’. Ci raccontano come è andata:  “dopo essere passati dal confine e aver camminato lungo  muri di cartone, di rete metallica, cavalletti  e filo spinato (simbolo delle linee di confine che esistono sui territori del mondo, tra stato e stato), le ragazze e i ragazzi giungevano in uno spazio neutro dove poter sperimentare, in una situazione controllata e in un tempo breve, una dimensione di “costruzione di confini tra noi”, cioè di esclusione. Un’espereinza ripetuta con tutte la classi arrivate in palestra, molto toccante e intensa per tutti, anche per noi.

Alla fine dell’esperienza ecco, ad esempio, la risposta di un escluso: ” mi sono sentito come quando ti cancellano da Whatsup”.

Come non empatizzare con tutti i ragazzi esclusi! Quanto può essere violento un click!

Al piano di sopra prosegue il percorso, in due diverse aule ci sono i diversi laboratori creati per la giornata dal Gruppo Benessere e Movimento.

Roberta, per esempio, ha proposto un laboratorio sulla “rabbia” come emozione da conoscere, ri-conoscere e includere nell’umano vivere, senza negarla, ma imparando a usarla bene, a trasformarla. La giornata di oggi è intitolata “nonviolenza attiva”, quindi imparare “a sentire come ci sentiamo” e a reagire per cambiare le cose, se necessario, è alla radice di questo laboratorio.

Roberta ha avuto gruppi misti di studenti e scrive: “c’è stata una netta prevalenza di ragazze, mi stupisco che i pochi ragazzi presenti non si siano rifiutati di lavorare sui sentimenti, provando invece a nominarli, descriverli, rappresentarli, anche a ”catalogarli” secondo il livello di tensione ed energia corporea che coinvolgono. Forse nelle nuove generazioni anche i maschi saranno più alfabetizzati emotivamente? Forse impegnarci in questo tipo di iniziative ha un senso e porterà frutti??”.

In corridoio si sente della musica, qui c’ è il laboratorio di Biodanza! Mariateresa, e Francesca che l’ha aiutata, ci scrivono parole entusiaste: “Esperienza bellissima con tutti i ragazzi e, in particolare, indimenticabile quella con Marcos: un ragazzo con disabilità motorie che ha partecipato al laboratorio con la sua sedia a rotelle, compagna di vita. Entrato in sala e’ stato “sistemato” in un angolo. “lui non può, guarda” dice una professoressa . Dopo pochi minuti, invece, Marcos e’ stato “spinto gioiosamente” nella proposta Biodanza del gioco Motovespa. Ha partecipato come tutti, più di tutti…indimenticabili saranno per noi la sua risata e il suo sguardo luminoso e pieno di vita.

Tutto il gruppo nella stanza, noi, ragazze e ragazzi e loro insegnanti,  immerso in questo esercizio gioioso e allo stesso tempo serio e importante di imparare a camminare per “la nostra strada” cercando l’autonomia e nello stesso tempo fluire adattandoci, accogliendo e rispondendo con  tutto quanto può accadere.

La vitalità dei ragazzi che all’inizio del laboratorio spesso entravano irrompendo e lanciandosi sul pavimento di legno della stanza, ha ben servito la possibilità di direzionare esercizi di vitalità nella direzione positiva della creatività e reciprocità (e in aggiunta responsabilità e fiducia) e di poter poi arrivare a gustarsi anche un momento di riposo, rilassamento  e dolcezza sul finale, in gruppo.

Grande potenziale di trasformazione attivato dal lavoro con il corpo in biodanza anche attraverso il contatto, di pelle e sguardi e la sospensione della parola, grazie anche alla musica!”

Nell’aula accanto Mariarosa conduce il laboratorio sulla Fiducia, per lo sviluppo di un’etica esistenziale e l’acquisizione di competenza emotiva.

Commenta l’esperienza con soddisfazione e nuovi spunti: “le ragazze al mattino hanno dato maggiore visibilità ai loro sentimenti,alle loro emozioni e imbarazzi, che hanno cercato di interpretare poi insieme. Decisivo sarà il lavoro di ripresa in classe, per questo é importante il fatto che i nostri laboratori potranno proseguire, insieme alle associazioni di oggi, nelle scuole.

Le risatine imbarazzate delle ragazze al mattino non hanno trovato riscontro nei comportamenti degli adulti al pomeriggio, l’esercizio al controllo ha condizionato i loro comportamenti, ma chi é riuscito a lasciarsi andare ha mostrato interesse a capire che cosa gli stava succedendo,a collegare alle caratteristiche della propria personalità gli spunti comportamentali emersi nel laboratorio.

Il rapporto tra emozioni e pensiero  ancora una volta si é  dimostrato decisivo per aiutare le persone ad analizzare se stesse e come sono riusciti ad affidarsi; insieme a farsi carico della fiducia dell’altro”.

Infine, in questa ala della Casa delle Donne, un ultimo laboratorio ha coinvolto le classi: quello condotto da Paola intitolato “svenimenti”. Quanto siamo attenti a ciò che ci circonda? Ai bisogni dell’altro vicino a noi? Sappiamo reagire consapevolmente e tempestivamente? I ragazzi che hanno fatto questa esperienza ora hanno qualche elemento in più per riflettere insieme anche alle insegnanti su quanto sia importante la “presenza empatica” in ogni situazione.

Nell’altra ala il laboratorio delle Virtù a cura del Centro di nonviolenza attiva di Milano. Gianna ci racconta che è stata un’esperienza emozionante, i ragazzi e le ragazze entravano sorpresi di ritrovare tutti i loro beniamini appesi alla pareti, personaggi famosi, a loro molto conosciuti, e di questi sapevano ogni particolare e ogni qualità.  L’esercizio di riconoscere le proprie virtù e quelle dei propri amici, invece,  è stato piuttosto difficoltoso per tutti, ma al termine del laboratorio erano tutti commossi! Alcuni con lacrime vere per le virtù che venivano loro attribuite dai loro stessi compagne e compagne. L’espressione più usata è stata: “non avrei mai detto che le mie amiche e  i miei amici pensassero questo di me! sono sorpresa… sono felice…!”. Il laboratorio sulle virtù è sempre così semplice e così efficace ed è una grande occasione di valorizzazione del proprio sé”.

Grazie Gianna! Proviamo a farlo anche noi alla Casa delle Donne?

Nel frattempo al primo piano si svolgeva l’incontro della stampa con le istituzioni, un coro di possibilità si sono aperte per cercare nuove occasioni per contribuire alla crescita dell’educazione della nonviolenza a Milano e la Casa non si tira indietro, collaborerà con il Centro di nonviolenza attiva nei percorsi di prevenzione nelle scuole.

Durante tutto  il giorno Lorena, Simona, Roberta, Stefano hanno intervistato i ragazzi e le ragazze chiedendo di dare una testimonianza dell’esperienza fatta nei laboratori: “all’inizio in ogni gruppetto c’era timidezza e imbarazzo, chi ride, ma anche chi non vede l’ora di parlare… Venivano scelti i ruoli: l’operatore video, il giornalista, l’intervistato e poi ciack si gira!. A volte sembravano arroganti, “ma si, io spacco tutto” ma poi quando a parole iniziavano ad elaborare quello che hanno sperimentato nei laboratori, le risposte erano creative e sorprendenti.

– “quando mi fanno arrabbiare conto fino a 10”

– “tiro i pugni contro il muro per non scaricare la mia rabbia sugli altri”

– “parlare è meglio di picchiare”

Le interviste preparavano la strada alla risposta finale di gruppo “Per noi la nonviolenza è…”

L’angolo delle interviste è stato spontaneo e meravigliosamente abitato da risate e tanta concentrazione. Ci ha regalato continue sorprese, tante le testimonianze libere da ogni pregiudizio adulto. E’ il linguaggio dei ragazzi e delle ragazze”

Che spettacolo guardarvi tutti, volontari e studenti mentre costruivate ogni ciak!

Alle 18.00 uno succulento  aperitivo colorato e molto speciale ha accolto gli ospiti, in alcune aule si sono riproposti i  laboratori del mattino a cui è stato affiancato il laboratorio per genitori e insegnanti, al primo piano il laboratorio per bambini condotto da tre attori del Centro  di nonviolenza che con scenette di Power Rangers e King Kong hanno aiutato i piccoli a capire i meccanismi violenti già presenti perfino alla loro età. Emerge con facilità che la violenza fa stare male chi la subisce e chi la esercita; non è innata, ma un’abitudine ingiusta che possiamo cambiare.

Al termine gran pienone per lo spettacolo di  teatro forum “Io sono nonviolento, e tu?” organizzato dal gruppo teatrale del Centro di Nonviolenza Attiva: 3 ragazzi e 3 ragazze hanno messo in scena situazione di “ordinaria” violenza quotidiana ambientate in un locale pubblico, tra le mura di casa e sul posto di lavoro, mentre una terza ragazza chiamata “jolly”, ha subito messo a proprio agio il pubblico coinvolgendolo in un piccolo gioco, una sorta di riscaldamento che aveva lo scopo di trasformare il pubblico in spett-attori. Sì, perché la formula del teatro forum prevede che alla rappresentazione segua un momento in cui gli spett-attori formulino delle ipotesi alternative ai comportamenti che hanno visto nelle scene rappresentate dagli attori e provino, in prima persona a vestire i panni degli stessi, provando a cambiare le sorti della storia. Obiettivo: provare a rispondere alla domanda “Ma è possibile cambiare il corso degli eventi con un atteggiamento nonviolento?”. Il pubblico, entusiasta, ha partecipato volentieri con ben 5 interventi differenti, 2 dei quali hanno effettivamente permesso di affrontare rapporti fondati su ricatto, potere e violenza trovando risposte alternative, creative e soprattutto nonviolente.

Alle 23.30 la Casa era già quasi vuota, tutto di nuovo in ordine, gli oggetti al loro posto, ma l’atmosfera era ancora piena di una misteriosa alchimia, qualcosa di semplice ma allo stesso tempo ricco e importantissimo aveva invaso ogni spazio.

Lorena Pais e Annabella Coiro
(con la testimonianza di tutte le donne e gli uomini che hanno partecipato e reso possibile questo giorno speciale)

Grazie a Veronica Vaccari, Katia Zambelli e Valeria Sinesi per le foto e Lorena Melchiorre per il video della giornata