di Floriana Lipparini

politecnicoIncontro online – Martedì 23 marzo 2021, ore 18
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A Milano non si respira a causa dell’inquinamento. Ormai è ovunque chiaro il nesso fra questione ambientale e diffondersi di pandemie, ma la politica urbanistica milanese non ne prende atto. Incontriamo alcune cittadine impegnate nella difesa della zona di Città Studi.

C’è un tema che sta nelle premesse del Tavolo di lavoro che alla Casa delle donne di Milano abbiamo dedicato alla Cura intesa in senso ampio, ben oltre il perimetro dell’accudimento individuale come sacrificio obbligatorio imposto dalla storia patriarcale alle donne.  Ispirandoci al pensiero di una scienziata come Vandana Shiva, e a quel principio che lei nomina in modo affascinante “Democrazia della terra”, sappiamo che solo curando il pianeta, rispettando la terra su cui poggiamo i piedi, considerando la natura e l’ambiente come un bene comune collettivo e individuale possiamo uscire dal disastro climatico e sanitario e riprenderci il diritto alla salute.

Come però nei fatti si mette in pratica questa politica nuova? Curare il pianeta significa iniziare dal luogo dove viviamo, esposto come tutto il resto del mondo a molteplici aggressioni derivanti da un modello di sviluppo iniquo e malsano che bada ai profitti e non alla salute. La sopravvivenza umana è indissolubilmente legata all’aria, all’acqua, alla terra. Lo sfruttamento insensato di queste risorse vitali è una sciagura di cui solo adesso, molto tardivamente, stiamo misurando gli effetti nella speranza di avere ancora un po’ di tempo per cambiare rotta.

Eppure, anche nella consapevolezza ormai generale dell’estremo pericolo per la specie umana rappresentato dall’inquinamento, dalla perdita di biodiversità e dalla deforestazione, questa nostra città dove non si respira viene continuamente aggredita da interventi calati dall’alto, mossi da una concezione privatistica e manageriale che punta al massimo profitto invece che alla difesa della salute e del benessere di cittadine e cittadini.

Costruire nuovi giganteschi edifici invece che ristrutturare e riadattare quelli antichi e vuoti, tagliare e potare alberi ancora sani e frondosi, cancellare aree dove ancora resistono parchi naturali e giardini per creare nuovi insediamenti abitativi e parcheggi, moltiplicare linee metropolitane nella stessa direzione invece che portarle dove mancano…

Cemento, consumo di suolo, insensibilità rispetto alla difesa del verde urbano e ai bisogni di inclusione sociale, sono le note dolenti di una politica urbanistica che parla di partecipazione ma non la pratica mai davvero.

Ecco perché è nata la Rete dei Comitati della città metropolitana di Milano, che include gruppi civici che difendono la città da grandi e piccoli attacchi si può dire in ogni zona, in ogni municipio: Associazione Amici Parco Nord, Associazione Parco Piazza d’Armi Le Giardiniere, Azioniamo, Baiamonti Verde Comune, Comitato Cittadini Crescenzago, Forum Civico Metropolitano, Comitato Coordinamento San Siro, Comitato Difesa Ambiente Zona 5, Comitato La Goccia, Comitato Milanese Acquapubblica, Comitato Torre di Via Stresa -Torre insostenibile, No Asfalto – Tutela strade lastricate, Proteggiamo il Monte Stella, Salviamo il Parco Bassini, Un AltroPiano x Milano, Bovisattiva…

Nel Comitato impegnato a difendere la zona di Città Studi, minacciata in diversi modi da progetti che ne vorrebbero cambiare la storica identità e la vivibilità ambientale, sono attive in particolare numerose donne che si autodefiniscono appunto Donne per Città Studi: citiamo tra loro Marina Romanò e Adriana Berra del Comitato Che ne Sarà di Città Studi, Irene Pizzocchero del Comitato Salviamo il Parco Bassini  e Comitato per la difesa del centro balneare Romano e dei giardini di via Ponzio, Candida Felici e Mara Pogliani del comitato Salviamo Benedetto Marcello.

Ne incontreremo alcune martedì 23 marzo alle 18 sulla piattaforma Zoom della Casa delle donne di Milano per dialogare sul senso del loro impegno come cittadine attive. Vorremmo capire che cosa stia accadendo in quella zona di Milano, quali pericoli si corrano a livello ambientale e conviviale, e cosa fare per evitarli. Vogliamo una città dove si torni a respirare, una volta superata la pandemia. E vogliamo una vera transizione ecologica rispettosa dell’ambiente e della qualità della vita urbana.