sabato 11 settembre alle ore 16
La Casa è presente con lo striscione.
 
Arco della pace, 20145 Milano
 
UNIAMOCI ALLA RESISTENZA DELLE DONNE AFGHANE!
 

L’invasione dell’Afghanistan da parte degli USA e dei paesi NATO, fatta con il pretesto di sconfiggere il terrorismo e liberare le donne, è stata un gigantesco fallimento.
La guerra ha prodotto 241.000 vittime (https://watson.brown.edu/costsofwar/costs/human/civilians/afghan) e oltre 3,5 milioni di sfollati (https://news.un.org/en/story/2021/07/1095782).
Oggi l’Afghanistan produce il 90% dell’eroina mondiale, la corruzione all’interno delle cosiddette istituzioni afghane ha raggiunto livelli spaventosi (l’Afghanistan è al 165o posto su 180 paesi nelle statistiche di Transparency International) e il paese ha pochissime e gravemente carenti infrastrutture, scuole, ospedali.
In questi 20 anni di occupazione militare gli USA hanno speso 2.300 miliardi di dollari, la Germania 19 miliardi di euro e l’Italia 8,7 miliardi di euro.
La “liberazione delle donne” non è stata garantita: l’87% delle donne afghane è ancora analfabeta; le donne che hanno avuto la possibilità di studiare e lavorare costituiscono un’esigua minoranza, usata dall’Occidente per dimostrare il successo dell’occupazione.
Quanto al terrorismo, oggi in Afghanistan è più che mai rampante; il paese è stato regalato ai talebani, dal 2015 è attiva la violentissima cellula ISIS Khorasan e i signori della guerra a cui nel 2001 la coalizione di potenze occidentali ha dato il potere sono pronti a rialzare la testa nel caso in cui i talebani non assicurino loro una fetta della torta.

’ :
– non forniscano nessun riconoscimento al regime dei talebani;
– avviino azioni di supporto alle forze laiche e democratiche afghane come RAWA (Revolutionary Association of the Women of Afghanistan, http://www.rawa.org/index.php) e Hambastagi (Solidarity Party of Afghanistan, http://hambastagi.org/new/en/);
– dicano “basta” a imperialismo, militarismo, fascismo e fondamentalismo religioso e smettano di usare i diritti delle donne per altri interessi;
– cessino la politica di contenimento delle migrazioni fondata sull’esternalizzazione e la militarizzazione delle frontiere e cancellino qualsiasi pratica di respingimento e detenzione;
– organizzino corridoi umanitari e ponti aerei per l’evacuazione immediata di coloro che sono in pericolo;
– blocchino, anche attraverso il disinvestimento nell’industria degli armamenti, il ciclo perverso delle “guerre infinite” che imprigiona l’Afghanistan e buona parte delle popolazioni del Medioriente;
– istituiscano un osservatorio speciale per il monitoraggio delle violazioni dei diritti delle donne e dei diritti umani in Afghanistan;
– cessino di ubbidire in silenzio ai diktat degli Stati Uniti e di partecipare alle loro guerre, che portano solo più fondamentalismo, più emigrazione, più povertà; rendano conto del loro operato in questi lunghi 20 anni di guerra in Afghanistan.