(Fazi, 2018)

Cicely Isabel Fairfield, (sceglie lo pseudonimo in omaggio all’eroina femminista di un’opera di Ibsen) è stata una scrittrice di origini scozzesi e irlandesi, considerata tra le più importanti figure intellettuali del ventesimo secolo, impegnata nelle cause femministe  e nella difesa dei principi liberali . La West restituisce una versione romanzata della sua infanzia, tra musica, politica e preoccupazioni finanziarie. Il primo romanzo della trilogia si apre su un trasloco. È la piccola gemella Rose che racconta la vita della famiglia nella Londra di fine Ottocento tra musica, politica, sogni realizzati e sogni infranti. In questo primo volume della trilogia degli Aubrey, nell’arco di un decennio, ognuno dei figli inizierà a intraprendere la propria strada, e così faranno, a modo loro, anche i genitori. Intanto a scuola i bambini sono sempre i più trasandati;  la madre Clare, talentuosa pianista, ha abbandonato la carriera e il padre Piers, quando non sta scrivendo in maniera febbrile nel suo studio, è impegnato a giocarsi il mobilio all’insaputa di tutti. Eppure, in quelle stanze aleggia un grande spirito, una strana allegria, l’umorismo costante di una famiglia unita, di persone capaci di trasformare il quotidiano.  È una casa quasi tutta di donne, quella degli Aubrey: la figlia maggiore, Cordelia, tragicamente priva di talento quanto determinata,  le due gemelle Mary e Rose, due piccoli prodigi del piano, dotate di uno sguardo sagace più maturo della loro età, e il più giovane, Richard Quin, unico maschio, che ancora non si sa «quale strumento sarà».