di Cinzia Tosi.

La Casa delle Donne ringrazia Cristina per tutto quello che ha fatto e ha lasciato, per il grande esempio di vita, di lotta instancabile, di costante solidarietà che lei ha costituito fino agli ultimi istanti della calda giornata del 7 agosto scorso in cui ci ha lasciate, conservando fino alla fine il suo ineguagliabile sorriso e la sua ironia.

Cristina è stata una delle fondatrici della Casa delle Donne Maltrattate di Milano e, alcuni anni dopo, del CISDA, il Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane.

Ma definire chi era Cristina attraverso quanto appena citato, pur trattandosi di opere importantissime e che stanno continuando con grande forza il percorso da lei avviato, non basta. Se i contatti e le relazioni che Cristina aveva creato spaziavano dall’Argentina all’Algeria, alla Palestina, il suo attivismo però non riguardava solo la sfera internazionale, ma anche la lotta femminista e la militanza in Italia, con l’impegno per le donne migranti, per le periferie e in generale per coloro che vengono definiti “oppressi”.

Ciò che più mi colpiva in lei era la naturalezza di tutte le sue azioni: si muoveva e agiva con una semplicità disarmante; tutto ciò che faceva era per lei naturale, ovvio, parte integrante e imprescindibile della sua vita.

Cristina non amava apparire, non era donna da prima pagina: anche se richiesta e invitata ovunque, spesso delegava e mandava avanti le sue compagne. Con un costante sorriso e un senso dell’humor che l’accompagnava sempre, era perennemente animata da grande generosità sia a livello sociale che nelle sue relazioni personali. Sempre pronta a dissacrare schemi e inutili retoriche, Cristina non teorizzava, agiva.

Così, lei e le compagne del CISDA hanno sostenuto e tuttora sostengono le attiviste di RAWA (Revolutionary Association of the Women of Aghanistan), donne che quotidianamente rischiano la vita per la loro terra e che denunciano apertamente la corruzione del regime afghano sostenuto dalle ingerenze degli stati occidentali, hanno costruito progetti legati a finanziamenti per orfanotrofi, scuole di alfabetizzazione, case rifugio per donne maltrattate e tanto altro. Da qualche anno a questa parte il CISDA lavora incessantemente anche sulla questione kurda, organizzando delegazioni e sostenendo le donne del Rojava.

Non ci sono state cerimonie funebri per salutare Cristina, ma un pomeriggio sereno di musica e ricordi, come lei avrebbe voluto, nella bella villa di Rocca Brivio alle porte di Milano. Una giornata dedicata alla sua storia, ai suoi percorsi, al suo legame con tutti i partecipanti. A Rocca Brivio c’erano tutti: le compagne e i compagni di una vita, i familiari, gli amici, i responsabili dei rapporti con le associazioni di donne afgane sostenute dal CISDA, una rappresentanza di donne kurde e le instancabili compagne del CISDA che, oltre ad aver istituito una borsa di studio intitolata a Cristina, avevano organizzato l’evento. Ognuno di noi ha voluto esserci per ringraziare Cristina e riconfermare il legame costruito con lei.

Ho fatto parte del CISDA per 10 anni, poi gli eventi della vita, a volte imprevedibili, mi hanno portata altrove, anche se il rapporto con molte delle amiche dell’associazione è tuttora molto forte. Non riuscirei a definire a parole tutto quello che Cristina mi ha trasmesso, insegnato, dato, e non solo come militante, ma anche a livello personale.

Mentre Cristina ci stava lasciando ho profondamente percepito quale forte legame avessi e ho tuttora con lei e la grande gratitudine che provo. Mi permetta un’amica del CISDA di “rubare” le sue parole scritte in un messaggio di saluto a Cris perché definiscono esattamente ciò che anch’io sento: “Cristina mi ha aiutato tanto a capire da che parte stare in questa vita”.