Com’è la situazione reale delle donne afghane oggi?

Giovedì 17 novembre, alle ore 18.30, avremo alla Casa delle Donne di Milano un importante incontro in presenza con Maryam Rawi di RAWA, Revolutionary Association of the Women of Afghanistan. Saranno presenti inoltre Cristina Rossi e Miriana Riva del CISDA, Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane.

scuola afghanaDa quarant’anni le donne afghane resistono alla violenza dei Talebani. Oggi l’Afghanistan assomiglia a una grande prigione: questa è l’impressione che suscita il Paese al primo impatto. Il ritorno dei talebani a Kabul ha creato un deserto. Hanno distrutto completamente le strutture economiche, già in precedenza danneggiate e fragili, esercitando in tal modo una fortissima pressione economica sulla popolazione.

Il tasso di disoccupazione è altissimo: tutte le persone che lavoravano nelle strutture amministrative, nelle Ong, nell’apparato statale, in settori pubblici e privati e anche quelle che avevano un piccolo commercio nella capitale, hanno visto sparire il loro lavoro, tutto è stato chiuso, le attività cancellate.

I talebani hanno chiuso anche le banche, e chi aveva qualche risparmio su cui contare non vi può più accedere. Di conseguenza altre attività economiche sono scomparse perché nessun business può funzionare se il denaro non gira più.

Ma l’aspetto più drammatico riguarda la condizione delle donne. Praticamente alle donne è proibito godere dei diritti fondamentali riconosciuti agli esseri umani. Le scuole per le ragazze, dopo la sesta classe, sono state chiuse privandole dell’istruzione superiore. Molte donne che lavoravano nei settori governativi sono state rimosse dal proprio impiego. Non è stato necessario promulgare leggi o regole in questo senso: semplicemente le donne sono state rimandate a casa e non possono più accedere a nessun lavoro. Proibito studiare, lavorare, svolgere una professione propria, viaggiare da sole, usare i trasporti pubblici. Insomma, proibito vivere da persone libere. Come stare in carcere.

scuolaSono stati purtroppo bloccati numerosi progetti rivolti alle donne, finanziati da enti privati e pubblici e tramite le raccolte fondi organizzate fin dal 1999 da CISDA in accordo con le associazioni afghane. Il governo dei Talebani ha trasformato in centri di artigianato le case protette che ospitavano donne fuggite da situazioni di violenza familiare, e ha chiuso il centro di aiuto legale alle donne vittime di violenza. Proseguono tuttavia i progetti “Vite preziose” e “Staffetta femminista” che adottano donne in difficoltà.

Di fronte a questa drammatica situazione diventa sempre più importante continuare a sostenere il lavoro di RAWA, la meravigliosa associazione di attiviste afghane che da decenni lavorano clandestinamente e a rischio della propria vita a sostegno delle donne afghane con vari progetti, fra cui la formazione di scuole per ragazze dalla 6a alla 12a classe in zone disagiate, e che ultimamente ha anche fornito aiuto sanitario dopo il terremoto di giugno. In seguito ai tragici eventi accaduti nel mese di agosto 2021, CISDA ha lanciato l’appello “Emergenza Afghanistan”, e con i fondi raccolti ha potuto portare generi di prima necessità alle famiglie dei villaggi.

Un compito importantissimo è ora quello di diffondere la voce delle forze laiche e democratiche afghane che chiedono alla società civile occidentale di sostenere l’autodeterminazione del popolo afghano, poiché la democrazia non può essere imposta dall’esterno, e di creare in Europa una grande rete di sostegno alla loro resistenza.

CISDA ha quindi dato vita alla Rete Euro-Afghana, lanciando su Change.org la petizione #StandUpWithAfghanWomen per chiedere che i governi e le istituzioni dell’Unione Europea:

  1. non riconoscano il governo dei talebani;
  2. sostengano l’autodeterminazione del popolo afghano, affinché possa decidere del proprio destino senza ingerenze straniere;
  3. mettano al bando personaggi politici legati ai partiti fondamentalisti e riconoscano il lavoro politico delle forze afghane progressiste, a partire da RAWA e Hambastagi (Solidarity Party of Afghanistan);
  4. monitorino le violazioni dei diritti umani fondamentali da parte dell’attuale governo talebano.

La speranza è che l’opinione pubblica, le associazioni e le organizzazioni che in Italia e in Europa lavorano sui diritti delle donne e sui diritti umani siano sensibili a questo appello, e s’impegnino in un convinto sostegno economico e politico ai progetti che CISDA e le donne afghane stanno coraggiosamente portando avanti per riportare la democrazia e una vita degna in Afghanistan.

Alcune brevi note sul CISDA – Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane.

Le donne del CISDA sono attive nella promozione di progetti di solidarietà a favore delle donne afghane sin dal 1999. Dal 2014, su sollecitazione delle attiviste afghane, le azioni di sostegno del CISDA si rivolgono anche alla resistenza curda.

L’attività del CISDA si svolge a stretto contatto con i partner afghani, con cui condivide progetti concreti, lettura della realtà locale e internazionale, con uno scambio continuo di visioni ed esperienze. RAWA (Revolutionary Association of the Women of Afghanistan) è fra le principali organizzazioni di riferimento.