Sabato 28 novembre 2020: è stato un anticipo sul prossimo pomeriggio di studio su A.M.Ortese. Un breve incontro, come un cameo prezioso e promettente di quello che sarà. Testimonianze di Laura Lepetit, letture di Cinzia Iraci e Vittoria Longoni e la partecipazione della critica letteraria Monica Farnetti.
Una delle rare foto di Anna Maria Ortese compare sugli schermi durante l’incontro on line. La scrittrice è rivolta di tre-quarti all’obbiettivo, indossa un basco di lana morbida che le delinea il viso, tiene tra le dita un mozzicone di sigaretta e accenna a un sorriso. L’immagine viene offerta da Laura Lepetit che l’ha riesumata dall’archivio della sua casa editrice La Tartaruga. E’ stata scattata nel 1984 a Rapallo durante l’intervista che farà poi parte del libro, a cura di Sandra Petrignani, “Le signore della scrittura”.
Laura ci descrive quell’incontro, sottolineando che il lieve sorriso è un omaggio inusuale della schiva scrittrice.
Ci fa, così, partecipi di un dietro le quinte di quella interessante pubblicazione.
E’ un approccio diretto, personale e inedito per cominciare a parlare di Anna Maria Ortese. In attesa di realizzare in presenza l’articolato pomeriggio di studio che il gruppo Libr@rsi aveva progettato per la Casa e che è stato prorogato per le attuali condizioni sanitarie, si è pensato di non svuotare del tutto la data che era stata prevista, impegnandola con un breve incontro dal titolo “Le parole profetiche di Anna Maria Ortese” e tenere vivo l’interesse per il futuro.

Sono stati scelti brani dagli scritti che più esplicitamente legano l’autrice al suo amore per la natura e esprimono il dolore per il deterioramento dell’ambiente.
Seguono significative letture di Cinzia Iraci da “Corpo celeste” e di Vittoria Longoni da “Le piccole persone”.
In entrambi i testi è intensa la dichiarazione d’amore per l’universo, in ogni sua parte e per ogni sua creatura e altrettanto dolorosa la constatazione del suo deteriorarsi per mano dell’umanità. L’uomo, uno dei viventi, si è assurto a dominante su tutti gli altri, sfruttando e depredando in nome di una sua presunta libertà. Una libertà che è furto del respiro altrui quando brucia foreste, tortura animali, depreda la terra.

Ha voluto generosamente partecipare a questo anticipo di Ortese la critica letteraria Monica Farnetti, che così profondamente ha esplorato la sua scrittura.
Esordisce dichiarando la passione per l’autrice e dalle sue parole veniamo letteralmente trascinate non solo nei temi portanti ma anche dentro l’impianto della sua narrativa.
Ma, soprattutto, Farnetti ci spinge oltre le parole fino a spiare i contraccolpi di quel corpo a corpo che Ortese sostiene con l’universo: la dolorosa visione della catastrofe ambientale ma anche la folgorazione che percepisce nel prodigio dell’esistenza e nel farne parte.
La soccorre il conforto che la scrittura le dà.
Scrittura come testimonianza, amore e cura di quel corpo celeste guastato per mano di uomo.
L’autrice, in età avanzata, fa i conti col valore della sua scrittura.
Ne può dubitare ma di una cosa è certa: finché potrà denunciare quel guasto e rinnovare lo stupore per la soverchiante bellezza del creato ed esserne partecipe allora la sua scrittura avrà il suo motivo d’essere.
Non smetterà mai di invitare a guardare all’umano e all’universo nella loro fragilità e tentare di soccorrerli, come un elogio del vivere.
Questo e molto altro ci fa vedere Monica Farnetti, citando spesso a memoria brani di Ortese.
Lo fa con generosità e con quella calda capacità di comunicazione di chi è entrata e uscita dalle pagine di una scrittrice che conosce profondamente, anche nel suo spessore umano, e che ama intensamente.
Inevitabili gli accostamenti con altre grandi scrittrici e, a questo proposito, risuona decisa la denuncia di Laura Lepetit su quanto le grandi autrici italiane, come anche Morante, siano state trascurate e poco valorizzate a favore di quelle straniere.
L’incontro ha avuto un alto numero di partecipanti; programmato per un’ora si è leggermente prolungato per l’interesse suscitato.
Parole ed emozioni, contenute in un tempo limitato, lo hanno reso ancor più denso ma ogni cosa ha avuto misura e proporzione come un gioiello piccolo ma prezioso.

a cura del  Gruppo Libr@rsi