La vicenda di Caivano, dove un fratello ha procurato la morte della sorella e massacrato di botte il suo compagno trans, conclude una settimana di episodi di violenza . Episodi che hanno alla radice un’ idea malata di virilità.
Lo stupro di due ragazzine da parte di 7 o 8 giovani di Pisticci, il mortale pestaggio di Willy Montero a Colleferro, lo stupro di una donna tra i grattacieli di Porta Nuova a Milano, testimoniano il degrado maschilista del nostro paese.
La valorizzazione data all’analfabetismo attraverso le televisioni private e anche pubbliche dove chi insulta e grida di più la vince ha contribuito a creare un clima preoccupante e violento.
Per non parlare di alcuni leader politici che dal “noi ce l’abbiamo duro” sono arrivati a diffondere la caccia all’extracomunitario portatore di tutti i mali.
Come scrive un mio carissimo amico: “Dopo le bombe sui treni hanno capito che era più facile mettere la soda caustica nelle anime”.
TRASFOBIA.
L’ultimo degli episodi ricordati esprime una transfobia intrecciata all’idea patriarcale che un fratello abbia la legittimità di ‘correggere’ la sorella colpevole di essere stata “infettata” da un ragazzo trans con cui convive e che ama.
Sono convinta che tra le forme di “addormentamento” delle coscienze sia stato anche il ‘dono’ del diritto al matrimonio per le coppie gay.
Non vorrei essere fraintesa: non nego la necessità di equiparare ogni forma di legame d’amore di fronte alla società!
Ma spesso si è osannato alle unioni civili equiparandole con le “famiglie” senza riprendere quella critica radicale alla istituzione famiglia che è stata alla base del movimento femminista e non solo fin dagli anni 70.
La  madre di Paola Gallione è andata sotto al carcere a reclamare urlando la liberazione del figlio che le ha ucciso la figlia!
E i commenti dei parenti dei picchiatori di Colleferro?: “Che cosa hanno fatto di male? In fondo era solo un extracomunitario”.
Siamo sgomente di fronte a questa ondata di sessismo, razzismo, transfobia a cui è sottesa la presunzione di  una ‘supremazia maschile’.
La progressiva perdita di senso di una virilità fondata sul dominio, produce reazioni violente contro la libertà di ogni soggettività “diversa”.
La Casa delle Donne di Milano continua con maggior convinzione nel suo impegno per la consapevolezza, l’autonomia e la dignità delle donne per una società dove le diversità convivano in una società davvero umana.
Anita Sonego – legale rappresentante della Casa delle Donne di Milano