di Alessandra Orlando.

Alla Casa delle Donne di Milano, accogliente e inclusiva per tutti i corpi, è nata la Palestra femminista: un sabato mattino piovoso non ha spaventato le socie, le allieve e le donne che sono venute ad ascoltarne il debutto e la presentazione ufficiale all’interno della Casa delle Donne di Milano. Come ogni nascita, o debutto in società, il coro di donne attorno alla neonata è stato allegro potente e preparato.

Irene Facheris, attivista e scrittrice fondatrice di Bossy, colei dalla quale l’idea è stata raccolta, ha incantato le donne presenti con la sua lucidità, chiarezza ed esposizione fluida e ferma dei punti cardinali di questo progetto, Rossana Campo, scrittrice, è intervenuta con pensieri attenti e riflessioni profonde esplorando il rapporto tra corpo e scrittura.

A moderare e intrecciare le voci, sul palco dello spazio da vivere Lorena Bruno, della Comunicazione della Casa delle Donne, che per prima un anno fa ha avuto l’intuizione di segnalarci il post di Irene Facheris, facendo così partire il progetto e la decisone di rinominarci. E Annalisa Angeletti, motore progettuale portante del progetto, che ha visto coinvolte tutte le donne del Gruppo Benessere e Movimento che già da dieci anni gestiscono corsi nella stanza in fondo al nostro corridoio di via Milazzo.

Già, ma cosa significa essere una Palestra femminista? C’era davvero bisogno di questo nome nuovo e dirompente, che ha già suscitato dibattito, e forse qualche perplessità? La risposta è si, c’era bisogno. Lo ha raccontato benissimo Irene. Cosa significa andare in palestra per una persona dal corpo non conforme o meno conforme, che magari non ha deciso di dimagrire o che si sente osservata e giudicata in base ai suoi centimetri in più o in meno, in base alle sue performance, in base ai suoi risultati. Dando per scontato che il desiderio sia, in chiunque, adeguarsi a un modello di corpo unico e standard, con prestazioni uniche e standard.

Cosa significa varcare con timidezza le porte di una palestra qualsiasi, e sentire di non sentirsi accolte, nella propria fragilità, nella propria eccezionalità, con il proprio peso, con il proprio corpo, con il proprio desiderio. E ancora, come ci si spoglia invece in una palestra femminista? Con che occhi ci si guarda? Ci si confronta?

Oppure siamo in grado, eh sì noi lo vorremmo proprio, di elaborare e raccontare al mondo altri sguardi per definirci, per definire la bellezza, ma anche la potenza dei nostri corpi in movimento.

La parola palestra si riferisce non solo a un luogo e a un insieme di attività per il corpo, ma anche come “palestra di vita” ad esperienze che rafforzino capacità intellettuali ed etiche, alla volontà di confronto, dialogo e crescita.

Femminista, sì femminista e non femminile. Esistono già palestre a frequentazione esclusiva femminile, ma a noi non basta: lì a volte la separazione è per censo o classe sociale.

Noi partiamo da Bell Hooks: il femminismo è per tuttɜ! La visione femminista del mondo è uno strumento che può toccare e cambiare la vita di ogni persona liberando la società dalla violenza e conducendo verso una cultura di reciprocità e giustizia.

È una nuova idea di relazione, un cambio di paradigma che noi pratichiamo, rendiamo vivo nei nostri corpi. Quello che cerchiamo è proprio l’esempio di un femminismo incarnato, traduzione in italiano di embodied, che non rende la sintesi potente della forma inglese, ma insomma, si è capito. Irene ci ha ricordato l’importanza della gentilezza, e della chiarezza nella comunicazione, di non dare mai nulla per scontato, e Rossana ha ripercorso con noi le tappe della sua esperienza di scrittrice in relazione al corpo.

Siamo nate anche per diventare un luogo di riflessione, oltre che di pratica. Un luogo di raccolta dati, di osservazione, di elaborazione di pensiero. È già attivo un progetto di lexicon per un nuovo paradigma linguistico, e di un archivio fotografico che matta in luce la “Body reality” in movimento.

Non siamo solo le “ragazze che fanno ginnastica “, noi agiamo tutti i giorni l’unità e la congruenza tra mente e corpo, e lo consideriamo un agire politico, insieme ai corpi delle donne che ci seguono. Speriamo di aprirci sempre di più, di accogliere progetti che condividano i nostri intenti; in particolare aspettiamo in Palestra Femminista giovanɜ e giovanissimɜ, per imparare dai loro desideri e bisogni e sostenerle in un ambiente odierno così complesso.

Una parola ancora sullo spazio: lo abbiamo voluto così, non convenzionale, accogliente, colorato, una giungla dove ritrovare il proprio piacere di muoversi ispirate dalle bradip – l’immagine che abbiamo scelto per rappresentarci – che allegre si muovono sulle palme, un cielo rosa appeso sul soffitto. Tutto qui nella Palestra femminista è fatto da noi, raccoglie le energie messe in circolo dalle donne del gruppo, le nostre competenze, i nostri talenti, la nostra voglia di fare e gestire insieme in spirito collettivo e autorganizzato.