di Isabella De Maddalena.

Rosaria Schifani @Letizia Battaglia

“Mafia, mafia, mafia… basta parlare di mafia. Non ne posso più. Parliamo di riscatto, di bellezza, di futuro”. (Letizia Battaglia).

Ci ha lasciato ieri sera, nella sua città, Palermo, all’età di 87 anni, Letizia Battaglia, fotografa militante, un esempio di coraggio e di libertà per molte donne.

Nel 1985 è stata la prima donna europea a ricevere, ex aequo con la fotografa americana Donna Ferrato, il prestigioso premio “Eugene Smith” a New York.

Ha effigiato i crimini della mafia, creando un importante corpo documentario storico e sociale con il coraggio e la determinazione che la distinguevano, in anni in cui era spesso l’unica donna a farlo.

La fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 segnano l’estensione della sua militanza all’impegno politico. È consigliera comunale con i Verdi e assessora in una delle giunte guidate dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando che, dando la notizia della sua scomparsa, l’ha definita “una bandiera nel cammino di liberazione della città dal governo della mafia”.

Ha fotografato intellettuali come Pier Paolo Pasolini ed Edoardo Sanguineti.

È sempre stata dalla parte delle donne, lei che giovanissima si era ribellata a un matrimonio che la costringeva in una vita non sua, e aveva trovato il suo riscatto attraverso la macchina fotografica.

Con quella macchina fotografica Letizia Battaglia ha espresso il suo amore verso il mondo: nella dolcezza forte delle sue immagini di donne, nei suoi sguardi di bambine precocemente mature catturate nelle strade di Palermo, nei suoi ritratti potentissimi come quello di Rosaria Schifani.

Ritratto di Letizia BattagliaAttraverso la Direzione del Centro Internazionale di Fotografia di Palermo si è dedicata a portare la fotografia nella sua città, a sostenere il pensiero e il lavoro di altri fotografi e fotografe.

Negli ultimi anni rivendicava spesso il desiderio di fotografare cose semplici – un fiore, la natura – come a voler liberarsi dalla caratterizzazione di fotografa legata ad immagini violente, immagini che quasi rifuggiva: non voglio essere più chiamata la fotografa della mafia, diceva.

La ricordiamo oggi in tutta la sua complessità e autenticità: una donna che è un esempio per noi tutte, per il coraggio e la bellezza che attraverso il suo lavoro ci ha lasciato e che tramite le sue foto continueranno a rivivere.

 

*La foto in evidenza è di Livia Sismondi