Sono arrivate a Bruxelles da 35 paesi le attiviste che hanno discusso, dal 6 al 9 luglio 2023, di pace e di guerre, contro le armi, contro la Nato, contro il militarismo tossico per l’umanità, per le donne e per l’ambiente.

Tra loro alcune rappresentanti italiane, Alessandra Mecozzi della Casa Internazionale delle Donne di Roma, Ada Donno dell’Associazione Donne della Regione Mediterranea, Cristina Ronchieri dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e Paola Melchiori, fondatrice della Libera università delle donne di Milano e socia della nostra Casa.

Tre giorni di discussione, a partire dall’appello dell’associazione Global Women for Peace Against Nato.

L’incontro, organizzato in vista del vertice Nato di Vilnius, si è svolto nella capitale belga che è sia sede del Parlamento europeo, sia sede del quartier generale della Nato.

Venti delegate dell’associazione hanno incontrato due parlamentari europee, l’irlandese Clare Daly e la tedesca Özlem Demirel (nella foto) per esprimere le loro preoccupazioni sul ruolo sempre più aggressivo dell’Alleanza Atlantica, nata come organizzazione difensiva.

Il 6 luglio 2023, Clare Daly ha pronunciato davanti al Parlamento europeo un appassionato intervento (allegato, nella traduzione di Alessandra Mecozzi) in cui ha denunciato che “il femminismo è stato spietatamente cooptato dal complesso industriale militare” con un’operazione di girlwashing, cioè una verniciatura all’insegna “dell’uguaglianza di genere per promuovere la sua agenda patriarcale e militarista”.

Nella conferenza dei giorni successivi, decine di attiviste hanno denunciato i problemi posti dalla Nato e dalle politiche militariste in tutto il mondo, mappando la diversità degli interventi e delle presenze in tutto il mondo e ricercando i nessi tra militarismo, distruzione dell’ambiente e violenza contro le donne.

È stato un incontro importante, anche dal punto di vista specificamente italiano, poiché non si conoscono abbastanza pubblicamente gli aspetti della presenza americana, i loro effetti su popolazione e ambiente, in aeree come la Sardegna ad esempio, né il lavoro di reti come quello contro la militarizzazione nelle scuole.

E stato il primo dopo molti anni in cui donne di tutto il mondo hanno iniziato a confrontarsi su un tema sempre più urgente: la necessità di ripensare l’antimilitarismo dal punto di vista del femminismo. E di riprendere la parola, dopo vent’anni di latenza, sul tema delle guerre moderne che spesso, a partire da quella in Iraq iniziata nel 2003, sono state camuffate dai vertici militari e dai governi sotto parole d’ordine umanitarie, difensive e di resistenza.

Avremo occasione di ritornare su questi temi.