Il 25 novembre alla Casa delle Donne di Milano un’intera giornata ricca di incontri e testimonianze sul tema della violenza. In conclusione lo spettacolo “Berta. Canto alla terra”, dedicato a Berta Càceres.

di Floriana Lipparini

Il coraggio, i saperi e le capacità delle donne sono poliedrici e infiniti. Altrimenti come avrebbero fatto e come fanno ancora oggi per riuscire a resistere in ogni tempo e luogo del mondo ai mille tipi di violenza che di continuo le minacciano?

Di questo si parlerà alla Casa delle Donne di Milano il 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne. Un intero giorno dedicato a un tema fondamentale per la giustizia femminista e per tutta la società.

La mattina, nella nostra bellissima stanza attrezzata, si può partecipare all’evento “Un istante tutto per sé: esperienza collettiva di cura di sé e delle relazioni”. Alcune socie del gruppo Benessere lavoreranno in cerchio su consapevolezza corporea, benessere e capacità di tessere fili e relazioni.

Nel pomeriggio dalle 16 alle 17 si possono esplorare le stanze dei vari gruppi che nella Casa lavorano e che saranno a disposizione per raccontare e spiegare quali e quante possibilità di incontro, di conoscenza e di scambio si trovano alla Casa, dalla biblioteca alla sartoria, dallo sportello alla scuola di italiano, dalla fotografia agli eventi, dal mercatino alla cucina, dagli incontri internazionali alle iniziative sulla  Cura… Possiamo sicuramente chiamarle “pratiche di resistenza quotidiana”.

Poi, a metà pomeriggio, nel nostro Spazio da vivere ci sarà una plenaria con interventi e testimonianze in presenza e online dedicati alle situazioni più drammatiche e significative che le donne attualmente vivono nel mondo, e come meravigliosamente sappiano resistere e lottare.

In conclusione della giornata si potrà assistere alla performance “Berta, Canto alla terra”, composta e interpretata da Alessandra Pasi, alla fisarmonica Guido Baldoni. Proposto dal collettivo studentesco “Diciassette”, lo spettacolo è dedicato a Berta Càceres, Defensora de la Madre Tierra, ambientalista e attivista honduregna, leader del popolo indigeno Lenca, assassinata nel 2016 per le sue lotte a favore dei popoli indigeni e contro il progetto di una diga che avrebbe devastato l’ecosistema in un luogo sacro. Proveremo anche a collegarci con la figlia di Berta.

E quali sono le altre drammatiche situazioni che seguitano a opprimere le libertà e i diritti delle donne? Purtroppo le conosciamo ormai bene. La violenza estrema di genere e dei femminicidi, la violenza razzista e coloniale, la violenza delle guerre, la violenza del neoliberismo capitalista e patriarcale che oltre alle persone  distrugge le acque, il clima, la terra, tutta l’ecosfera in cui viviamo…

Le donne violate nei lager libici, le donne stipate nei barconi di legno marcio, in balia dei trafficanti, in un mare minaccioso che le travolge mentre chiedono inutilmente aiuto, le donne assiderate sulla rotta balcanica, bersagliate dagli idranti delle polizie di frontiera dell’Europa “patria dei diritti umani”, e lacerate dai fili spinati.

Le donne afghane respinte all’aeroporto di Kabul. E Foruzan Safi, trent’anni, attivista, femminista, docente universitaria, massacrata da quei Talebani che il mondo occidentale ha finto di combattere per poi lasciare campo libero alle loro atrocità. Le donne curde tradite da tutto il mondo, dopo aver lottato contro l’Isis.

Le donne licenziate alla Gkn di Firenze e alla Saga Coffee in provincia di Bologna, dopo una vita di fatica e lavoro. Le tante badanti trovatesi d’improvviso senza lavoro e senza documenti. Le operatrici sanitarie stroncate dalla fatica e sottopagate, le moltissime precarie licenziate.

È molto spesso sui corpi delle donne che si scatenano le pulsioni distruttive di una società malata, incapace di uscire dalle macerie di un modello devastante e fallimentare che ha prodotto disastri ma non vuole cedere. Eppure è chiaro che la speranza abita solo nel mondo nuovo immaginato dalle tante donne unite dallo sguardo e dal sapere femminista.

Donne capaci di mettere concretamente in pratica il cambiamento necessario con il potere della Cura, esigendo di porla finalmente al centro dell’azione sociale. Come hanno fatto a Milano e altrove le giovani donne di Nonunadimeno e delle Brigate praticando solidarietà e mutualismo. Più forti della solitudine e delle paure che la pandemia ha provocato. Una bella pratica di resistenza. *

*Ingresso con Green Pass e su prenotazione, capienza massima 60 persone, 40 la sera, www.casadonnemilano.it/prenotazione/#25 .

foto di copertina Bruna Orlandi

Locandina programma 25.11.2021