di Rita Bonfiglio.

In una modalità di scambio e di sensibilità relazionale si è svolto, il 22 marzo 2022, il Terzo incontro di Scrittura d’esperienza Poesia e vita: “La cura della parola poetica”, sul libro Alda Merini, mia madre, di Emanuela Carniti.

L’incontro on line, organizzato dalla Bibliomediateca Laura Lepetit della Casa delle Donne, ha visto la partecipazione di Luisella Veroli, Associazione Melusine, e Vincenza Pezzuto, Casa delle Artiste, l’Associazione che fino al 2020 ha gestito la Casa Museo Alda Merini. Insieme a Rita Bonfiglio, del gruppo Bibliomediateca, Veroli e Pezzuto hanno dialogato in modo spontaneo e vivace con Emanuela Carniti, creando un vero cerchio di relazioni.

Il libro è già in sé relazione plurima, che raccoglie i fili intrecciati di madre-poeta e di figlia. Anche Emanuela scrive poesia e qui parla di Merini, insieme sondando se stessa.

La copertina del libro di Emanuela Carniti 

“Mentre mi dedicavo a questo libro mi sono resa conto che stavo scrivendo anche una mia biografiaci dice Emanuela, ‘chiamata’ quasi a questo compito dalla proposta dell’Editore Manni, per il decennale della morte.

Se Emanuela Carniti nello scrivere il libro reincontra sua madre e sé, in “una nuova presenza”, Luisella Veroli parla di Alda come una madre simbolica, “Una grande madre che mi ha dato la luce e anche donato dei versi come Nutrita di nulla /tutti i bei fiori sciogli / che han dentro la prima parola”, incoraggiando in lei, sua prima biografa, e fra le donne del Gruppo Melusine l’impulso alla scrittura e alla parola poetica.

 Ringrazio Rita Bonfiglio, Vincenza Pezzuto e la Bibliomediateca della Casa delle Donne per aver organizzato l’incontro con Emanuela Carniti mettendomi completamente a mio agio. Essere me stessa in relazione empatica con Emanuela, della quale conosco la profonda sincerità, franchezza, generosità è stato un regalo che mi ha riscaldato il cuore in questi tempi bui. Sono sicura che Alda Merini avrebbe apprezzato il vostro progetto Poesia e vita e ci aiuterà a continuare la cura della parola poetica dal settimo cieloci scrive Luisella a proposito dell’incontro.

 Mentre Vincenza Pezzuto della Casa delle Artiste ci dedica queste parole «La vita corre in una trama costante di fili, fili che si incontrano… Avvolta in un gomitolo di ricordi, emozioni, suggestioni, aneliti e pensieri, la vita non può essere semplice da districare e riavvolgere… Ma se la si prende in mano e le si guarda dentro con occhi di donna, di figlia adulta, di madre, si possono scoprire colori e forme nuove, trovare una più ampia comprensione… anche un po’ di pace. Alda Merini, mia madre credo sia stato per Emanuela Carniti un viaggio lungo innumerevoli fili difficili da districare, ma dove ha potuto scoprire, o meglio riscoprire, tanti nodi corposi, spessi d’amore, che ha saputo mettere a fuoco con sensibilità e delicatezza… L’incontro con Emanuela e Luisella Veroli, la condivisione dei ricordi, quell’emozionarci insieme al pensiero di Alda è stata un’esperienza catartica: un ritorno per colmare un vuoto col dono del saluto!» conclude Pezzuto riferendosi al suo sentirsi ancora in ‘lutto’ per aver dovuto lasciare la Casa Museo Alda Merini.

Ringrazio le partecipanti per il contatto fluido e intenso che si è realizzato di esperienza, sogno,  pensiero, anima… sorriso, attraversando con molteplici voci il respiro della poesia di Alda.

 Qui sotto la poesia dedicata da Alda a sua figlia                                                        

 Perché tamo

 

a Manuela

 

Perché t’amo e mi sfuggi

pesce rosso di vita

umido dentro l’erba

palpitante nel sole.

 

Perché non ho parola

dura come la pietra

che ti ferisca a morte?

 

Così ti fermerei

e potrei disegnarti

un arabesco sul cuore.

 

(da Ballate non pagate 1995)

 

 

Emanuela Carniti inizia il suo libro con una poesia alla madre di cui riporto la prima e l’ultima strofa

 

     Poetessa madre mia

 

Ti ho inventata madre

quando ho cominciato non so…

forse nel momento in cui il tuo viso

tradiva la noia e la fatica

e i quesiti lamentavano risposte.

Non ti posso più inventare madre

sei a fondo nel mio mare

sei roccia sulle cime

sei astro che rischiara

sei verbo sul mio viso.

 

Non ti posso più inventare madre…
Ma le mani ancora tese

tremano un ordito mai immemore di te!

 

Le più belle poesie

si scrivono sopra le pietre

coi ginocchi piagati

e le menti aguzzate dal mistero

(da Vuoto d’amore Einaudi)