Il nostro NO alla guerra

 

“European Peace Facility”, parole di pace per entrare in guerra: ma chi ci guadagna con le armi?

Join our Global Day of Action: Sunday, March 6th, 2022. Stop the War in Ukraine. Russian Troops Out. No to NATO expansion. An international anti-war zoom meeting on February 26 attended by thousands and organized by CODEPINK, Stop the War Coalition, the Campaign for Nuclear Disarmament and the No To NATO network agreed to an international day of anti-war action on Sunday, March 6. https://www.codepink.org/ukraine_nato

Messaggio dai socialisti e comunisti russi contro l’invasione dell’Ucraina: «L’esercito regolare distrugge le pacifiche città ucraine per volere di un pugno di miliardari». Coalizione dei socialisti contro la guerra

Il negoziato Ucraina-Russia: quella foto con il “circolo degli uomini”

Il movimento femminista russo, uno dei pochi a non essere stato devastato dalla repressione statale, invita a diffondere questo appello all’azione per contrastare l’occupazione dell’Ucraina: https://jacobinitalia.it/contro-laggressione-militare-di-putin/

La Casa delle Donne di Milano ha aderito alla manifestazione nazionale di Roma di sabato 5 marzo “Cessate il fuoco”  https://retepacedisarmo.org/2022/cessate-il-fuoco-manifestazione-nazionale-roma-5-marzo-2022/

Cessate il fuoco. Manifestazione nazionale a Roma il 5 marzo 2022

 

 

Di fronte all’invasione russa dell’Ucraina, diciamo forte il nostro NO, come donne e come femministe. Anzitutto raccogliamo l’appello della cinquantina di organizzazioni femministe russe che operano in 30 città.

Vi si dice tra l’altro che “Guerra significa violenza, povertà, sfollamenti forzati, vite spezzate, insicurezza e mancanza di futuro. Tutto ciò è inconciliabile con i valori e gli obiettivi essenziali del movimento femminista. La guerra intensifica la disuguaglianza di genere e mette un freno per molti anni alle conquiste per i diritti umani. La guerra porta con sé non solo la violenza delle bombe e dei proiettili, ma anche la violenza sessuale”.

Inoltre, ”la guerra di Putin è fatta anche in nome dei valori tradizionali (…) che includono la disuguaglianza di genere, lo sfruttamento delle donne e la repressione statale contro coloro il cui stile di vita, autoidentificazione e azioni non sono conformi alle ristrette norme del patriarcato (…)

La giustificazione dell’occupazione di uno Stato vicino con il desiderio di promuovere norme così distorte” è un altro motivo di rifiuto. Le femministe russe chiedono alle femministe di tutto il mondo di “partecipare a manifestazioni pacifiche e lanciare campagne offline e online contro la guerra in Ucraina e la dittatura di Putin” utilizzando i loro hashtag #FeministAntiWarResistance e #FeministsAgainstWar. Link: www.jacobinitalia.it/contro-laggressione-militare-di-putin/

Un’altra presa di posizione nell’articolo di Laura Rivetti su Micromega, www.micromega.net/contro-guerra-pacifismo-femminismo ci dice che “Di fronte alla guerra dobbiamo rivolgerci al femminismo”.

Infatti “il femminismo e gli studi di genere ci forniscono (un aiuto) per capire il presente e la guerra, e per costruire una posizione politica che ci aiuti a uscire dall’aut aut ‘con la NATO o con Putin’”. Precisa l’autrice: “Il ‘no war’ femminista non si basa su un generale rifiuto della violenza in quanto immorale e sbagliata sempre e comunque. Si tratta del rifiuto della violenza di Stato e di quella militare, concentrata nelle mani di chi ha già potere”.

Dopo aver indicato una serie di elementi di confronto con altre realtà di guerra e di oppressione e con le posizioni razziste di chi discrimina anche i profughi, l’articolo conclude che “Il no war femminista è la sola possibilità teorica e pratica per scardinare l’imperativo morale di schierarsi in difesa dell’esistente senza margini di critica.

Esso serve ad attivare la creatività politica necessaria a immaginarci senza bisogno di un esercito e di confini – che è in realtà la condizione che la maggioranza di noi già vive e che, grazie al femminismo, possiamo riconoscere e impegnarci a costruire”.