di Zainab Al Ghunaimy*, da Gaza.

Tutte le maschere sono cadute dai volti arcigni dei leader, ma Gaza rimarrà indistruttibile.

A Gaza, tutti gli accordi e i valori internazionali sui diritti umani sono caduti ai piedi di un bambino: il bambino fatto a pezzi, insieme ai suoi compagni con cui stava giocando nel cortile del complesso ospedaliero di Al Shifa, da un missile lanciato da un cecchino criminale

Per chi non lo sapesse, la Striscia di Gaza ha una superficie di soli 365 chilometri quadrati e su di essa in questi 29 giorni sono state sganciate più di 25 tonnellate di esplosivo, ovvero quasi il doppio della bomba nucleare sganciata su Hiroshima in Giappone durante la seconda guerra mondiale.

Gaza City, che è difficile da espugnare, ha una superficie di soli 56 chilometri quadrati ed è sotto assedio da una settimana: è attaccata di continuo giorno e notte. Nonostante ciò, il tentativo dell’esercito di occupazione di entrare non è riuscito.

La brutalità dell’esercito sionista è arrivata al punto di inseguire i feriti e i malati che si erano organizzati per recarsi in Egitto per essere curati. I missili israeliani sono piovuti sulle ambulanze che li trasportavano. Ma non solo: essi sono stati inseguiti anche quando hanno deciso di tornare indietro per sfuggire ai bombardamenti e sono stati colpiti nuovamente alle porte del complesso ospedaliero di Al Shifa, che ospita, oltre ai feriti e ai malati, circa 60.000 donne e uomini sfollati dalle zone devastate della Striscia di Gaza: altri martiri e altri feriti.

Il mondo intero deve sapere che noi, che siamo intrappolati in questa grande prigione chiamata Striscia di Gaza, non abbiamo più alcuna fiducia nel diritto internazionale umanitario o in qualsiasi altra falsa legge, e non ci fidiamo più della banda criminale europeo-americana.

Non ci fidiamo più delle false lacrime di coccodrillo versate da alcuni capi e leader, indipendentemente dai paesi in cui si trovano, e dalle loro convinzioni. Mi riferisco soprattutto ai cosiddetti “leader” arabi che affermano di “provare pietà” per ciò che sta accadendo a Gaza, mentre davanti ai loro occhi le scuole che ospitano i rifugiati sfollati vengono bombardate, gli ospedali che ospitano i feriti, le loro famiglie e gli sfollati vengono bombardati – e cadono centinaia di nuovi martiri e migliaia di persone rimangono ferite.

Anche le donne e i bambini sfollati, che erano andati a lavarsi con l’acqua di mare dopo che l’esercito israeliano aveva bombardato le infrastrutture e non c’era più acqua nelle tubature, sono stati bombardati sulla riva del mare a Deir al-Balah.

La nostra mancanza di fiducia non nasce dal nulla.

Chi abita nella Striscia di Gaza, ed è ancora in vita, ha paura di allontanarsi dallo spazio ristretto in cui risiede. Perché muoversi vuol dire prendere una granata sulla porta di una panetteria o sulla porta di un negozio di alimentari. Di notte, chi è ancora in vita a Gaza ha paura a illuminare la stanza in cui vive perché teme che gli occhi di un pilota assassino lo vedano.

Chi è ancora in vita a Gaza ha paura della notte perché teme di addormentarsi e di sognare la morte o di non svegliarsi mai più.

Ma tutti sono determinati a restare e non se ne andranno: rimangono fermi nella loro terra da cui non c’è scampo.

 

*Zainab Al Ghunaimy è direttrice del Center for Women’s Legal Researches and Consulting (CWLRC) di Gaza e membro dell’Unione Donne Palestinesi. Scrive un diario quotidiano,
Traduzione di Ruba Saleh, Bruxelles.