Mercoledì 25 ottobre 2023 alla Casa delle Donne di Milano si è svolto l’incontro sul libro “La storia di Miss Marx. Presenti l’autrice, Marcella Mascarino e la lettrice di brani Marina Bonelli, con un intervento di Valeria Sgambati, docente di storia contemporanea all’università statale di Milano. Il libro, all’incrocio tra biografia storica e romanzo, è stato l’occasione di una ampia e vivace discussione. Al centro la figura di Eleanor, l’ultima e la più amata figlia di Marx, capace di suscitare interrogativi e considerazioni attuali. A partire dal “carattere vittoriano” della famiglia Marx, famiglia ad un tempo straordinaria e insieme inserita in una dimensione borghese patriarcale. come sottolineato dalla professoressa Sgambati.

Eleanor, detta Tussy, cresce in una temperie storica in continua trasformazione, in cui si susseguono eventi epocali (le rivoluzioni del 1848, la guerra franco-prussiana, La Comune, la crescita dei movimenti socialisti) e in un contesto privato di straordinario fermento di pensiero, cui le è permesso di partecipare. Infatti a lei come alle sorelle è riconosciuto il diritto all’istruzione e all’emancipazione, abbastanza eccezionali al tempo, ma sempre all’interno dell’educazione imposta dal capofamiglia.

La paura di deludere il padre cui è legata da tenero amore, impedisce a Eleanor di esprimere dubbi, sofferenze, crisi esistenziali. E quindi se da una parte la sua adesione alle idee mutuate da Marx tradotte da lei anche in attiva militanza è totale, dall’altra la sua forza pubblica convive con una fragilità esistenziale insuperabile.

“Il privato è politico”, uno degli slogan del femminismo, trova piena conferma nella storia di Eleanor. La mentalità patriarcale dell’epoca attraversa anche la famiglia Marx, in cui le donne si trovano in una situazione fortemente ambivalente: condivisione di ideali ma divisione di ruoli tradizionali. Come dice Jenny, la madre, se gli uomini possono sfogare emozioni e impulsi nella lotta le donne cui non è data la scena pubblica, né emancipazione attraverso il lavoro e l’autonomia economica, devono soffocarli “rammendando i calzini”.

Eleanor ha di questo lucida coscienza e lotta anche per l’eguaglianza dei salari e delle condizioni di lavoro delle donne, ma ciò che è limpido nell’ambito pubblico, resta nodo irrisolto nel privato. E’ proprio su questo che è ruotata la discussione.

Quanto hanno inciso nel suicidio finale di Eleanor, poco più che quarantenne, la sua idealizzazione infranta con la scoperta che Marx era il padre del bambino nato dalla fedele domestica, la menzogna familiare, un amore appassionato e generoso per Edward Aveling che però non la strappa dalla sua solitudine profonda e lascia insoddisfatto il suo desiderio di fusione assoluta?  Contraddizioni ancora attuali che riguardano donne emancipate, affermate, intelligenti che tuttavia sono ancora tradite dalle scelte del cuore.

Marilena Salvarezza