di Vittoria Longoni.

Lidia Menapace

Lidia Menapace alla Casa delle Donne. Foto Livia Sismondi

Perdita molto dolorosa e inattesa, la morte di Lidia Menapace. La partigiana femminista e pacifista che a oltre novant’anni era vitale come una ragazza: zainetto in spalla, sempre su e giù dai treni .“Lidia, vieni a dormire da me, dovrai un po’ adattarti.” “Ma figurati,  io da partigiana dormivo sempre nei fienili”.

Quanta energia, simpatia e coerenza. Partigiana nonviolenta, a modo suo: si era inserita nelle Resistenza chiarendo subito che non avrebbe voluto mai sparare a un essere umano. Accolta tra i partigiani, non si tirava mai indietro neppure dagli incarichi più rischiosi, come trasportare sul suo corpo materiali per dinamite. Ma prima aveva avuto l’assicurazione che l’esplosivo fosse impiegato per far saltare ponti e non per provocare stragi.

Quando l’Università Cattolica veniva occupata più volte, nel ’68, lei che allora era assistente, non ci faceva mai mancare la sua solidarietà. Un impegno costante a fianco dei movimenti di lotta giovanili e sociali, pacifista a oltranza ma combattiva come pochi. Non le dispiaceva assumere il cognome del marito, che contiene un’allusione alla pace.

Non accettava però di essere definita una “ex-partigiana”: certi valori si portano, si rivendicano e si praticano per tutta la vita. Partendo dalla critica all’autoritarismo, aveva maturato negli anni un femminismo di fondo: denunciava i comportamenti sessisti presenti anche tra i “compagni”, lottava con tutte le sue forze contro la violenza di genere, aveva una grande attenzione all’uso del linguaggio.

Dotata di una spiritosa forma di ironia, sapeva farci ridere sempre, portava una ventata di freschezza. Donna libera, autonoma, spesso eretica, anticonformista innata, diceva e faceva sempre quello che pensava: anche a costo di farsi cacciare dall’Università, e vedersi togliere la nomina a presidente della Commissione Difesa del Senato. Indimenticabile per la naturalezza con cui faceva propri i messaggi e le lotte più recenti, restando sempre fedele a se stessa. Ciao Lidia, resta tra di noi per incoraggiarci a praticare sempre la libertà femminile.