di di Lucia Tozzi
(Cronocopio, 2023)

Pensavate di vivere in una Milano inclusiva, cooperante, vivace, creativa e creatrice di ricchezza, sempre più meta turistica perché piena di iniziative e proposte culturali non solo per gli stranieri ma anche per i milanesi stessi?
Scordatevelo: questo libro vi dimostrerà come questa immagine di Milano sia frutto di un make-up sapientemente confezionato da una campagna di marketing che ha basato il proprio successo sullo spostamento delle risorse economiche e intellettuali dalla produzione di cultura, ricerca, welfare e salute, alla costruzione dell’immagine di una metropoli globale del lusso e del benessere.
Questo saggio vi dimostrerà come la Milano degli anni del dopo Expo sia in realtà una città dove le disuguaglianze aumentano, i servizi vengono privatizzati, il lavoro è precario, l’aria é pessima e i giovani e i poveri vengono espulsi a causa di una gentrificazione implacabile.
Con il Modello Milano la città si é autoproclamata capitale italiana della democrazia partecipata e delle città sostenibili, mentre le campagne di greenwashing nascondono il consumo di suolo, la cementificazione e la privatizzazione di beni e servizi.
Il Modello Milano è l’incarnazione di una rappresentazione ideologica dove marketing e comunicazione, largamente sovrapponibili, hanno sostituito i sistemi politici, economici, sociali e culturali preesistenti.
Questo libro sviluppa la sua indagine a partire dall’analisi del ruolo che la cultura e la politica culturale hanno svolto diventando uno dei principali strumenti della valorizzazione industriale, per poi demistificare le retoriche della partecipazione e la funzione dei bandi che, attraverso la narrazione della ibridazione sociale, in realtà si rivelano essere dei fascinosi progetti volti a smantellare l’antagonismo dei centri culturali e sociali in lotta per i beni comuni.
In buona sostanza quello che l’autrice vuole sottolineare “ è la profonda, strutturale complicità dell’universo dell’innovazione sociale e culturale nei processi di implementazione della rendita e di concentrazione della ricchezza che alcuni chiamano estrattivi, altri espulsivi, altri ancora di spossessamento.”
Insomma, secondo questa analisi la finanza ha il doppio ruolo di concentrare la ricchezza attraverso la privatizzazione della città e insieme di neutralizzare le forze che potrebbero produrre conflitti sociali.

Giuliana Peyronel