Il 7 marzo 2024, alle ore 18.30 in via Marsala 10, apriamo una serie di eventi in occasione del Decennale della fondazione della Casa delle Donne (vedi il programma a sinistra nella home page). Partecipano Carlotta Cossutta, copresidente e responsabile legale della Casa delle Donne di Milano, Diana De Marchi, presidente della Commissione Pari opportunità e diritti civili del Comune di Milano, Elena Lattuada, delegata del Sindaco per le Pari opportunità, Lucia Tozzi, autrice del libro “L’invenzione di Milano – Culto della comunicazione e politiche urbane” (Cronopio, 2023),

Vogliamo celebrare questo anniversario con una serie di eventi che raccontino la nostra Casa, ma che rilancino anche prospettive sul futuro.

Foto Liliana Barchiesi

Per farlo non possiamo che partire dall’esigenza che ci ha mosse: quella di avere un luogo delle e per le donne, in cui dare spazio alle nostre esperienze e ai nostri desideri. In questi 10 anni abbiamo costruito diverse iniziative, consapevoli di non volere erogare servizi, ma di costituire uno spazio materiale e simbolico in cui immaginare la città diversamente. Così, la Casa agisce a lato delle istituzioni, per dare spazio a un altro modo di fare politica che diventa una risorsa per tutta la città.

 

Proprio a partire da questo posizionamento vogliamo interrogarci, insieme, sulla nostra città e su quale spazio politico per le donne sia possibile costruire.

Milano è una città che da anni è attraversata da processi di gentrificazione e da appelli al decoro, che si sono intensificati intorno a Expo2015, quando anche il genere è diventato un possibile elemento di attrattiva. (Campagna Women for Expo, proposta di Milano come città contemporanea, aperta e inclusiva per donne e soggettività LGBTQIA+).

Una donna tra i grattacieli di Milano.

Foto di Livia Sismondi

In realtà lo spazio pubblico milanese è ancora pervaso da violenza e discriminazione, sia materiale che simbolica. Basta ricordare le pochissime vie intitolate alle donne. Ed è una città in cui i servizi sono spesso carenti: ad esempio, su 59 consultori previsti dalla legge 194 in base al numero di abitanti, a Milano ce ne sono solo 24, di cui 14 privati convenzionati. Questo è solo uno dei possibili segnali di quanto non sia, pienamente, una città inclusiva.

Allo stesso tempo, però, la città è attraversata da un vivace fermento, che coinvolge anche le giovanissime generazioni, in cui l’intreccio tra spazio domestico, spazio pubblico e spazio semi-pubblico dei social network e più in generale della rete diventa una risorsa per immaginare soluzioni inedite.

Foto Luisa D’Andria

Nella storia occidentale lo spazio pubblico è sempre stato lo spazio della politica, la piazza contrapposta all’oscurità e alla privatezza (ma si potrebbe dire anche privazione) della casa. Le possibilità di accedere allo spazio pubblico, quindi, diventavano anche quelle di agire politicamente e di essere considerate soggetti e non oggetti. Fin dalle sue origini, le teorie e i movimenti femministi sono stati impegnati in un duplice gesto: rivendicare le Case delle Donne come spazi politici e invadere lo spazio pubblico per modificarne le regole di accesso e la topologia.

Per questo le città sono diventate un luogo privilegiato di osservazione: chi può vivere in città? che tipo di corpi sono visibili? che tipo di lavoro è possibile svolgere? Che rapporto c’è tra i tempi delle donne e i tempi della città?

Di questo vorremmo parlare il 7 marzo, con le donne, le nostre socie, i movimenti e le associazioni presenti in città, le rappresentanti del Comune di Milano per dialogare insieme di aspetti critici, potenzialità e battaglie.