Presidio Afghanistan

Hambastagi demonstration in memory of Farkunda, killed by islamist on 2015. Kabul, Afghanistan @Isabella Balena

Presidio 11/9 ore 16.00 Arco della Pace

L’invasione dell’Afghanistan da parte degli USA e dei paesi NATO, fatta con il pretesto di sconfiggere il terrorismo e liberare le donne, è stata un gigantesco fallimento. La guerra ha prodotto 241.000 vittime e oltre 3,5 milioni di sfollate/i. Oggi l’Afghanistan produce il 90% dell’eroina mondiale, la corruzione all’interno delle cosiddette istituzioni afghane ha raggiunto livelli spaventosi e il paese ha pochissime e gravemente carenti infrastrutture, scuole, ospedali. (…)

La “liberazione delle donne” non è stata garantita: l’87% delle donne afghane è ancora analfabeta; le donne che hanno avuto la possibilità di studiare e lavorare costituiscono un’esigua minoranza, usata dall’Occidente per dimostrare il successo dell’occupazione.

Quanto al terrorismo, oggi in Afghanistan è più che mai rampante; il paese è stato regalato ai talebani, dal 2015 è attiva la violentissima cellula ISIS Khorasan e i signori della guerra a cui nel 2001 la coalizione di potenze occidentali ha dato il potere sono pronti a rialzare la testa nel caso in cui i talebani non assicurino loro una fetta della torta.

Chiediamo che i governi e le istituzioni dei paesi dell’Unione Europea:

  • non forniscano nessun riconoscimento al regime dei talebani;
  • avviino azioni di supporto alle forze laiche e democratiche afghane come RAWA e Hambastagi (Solidarity Party of Afghanistan)
  • dicano “basta” a imperialismo, militarismo, fascismo e fondamentalismo religioso e smettano di usare i diritti delle donne per altri interessi;
  • cessino la politica di contenimento delle migrazioni fondata sull’esternalizzazione e la militarizzazione delle frontiere e cancellino qualsiasi pratica di respingimento e detenzione;
  • organizzino corridoi umanitari e ponti aerei per l’evacuazione immediata di coloro che sono in pericolo;
  • blocchino, anche attraverso il disinvestimento nell’industria degli armamenti, il ciclo perverso delle “guerre infinite” che imprigiona l’Afghanistan e buona parte delle popolazioni del Medioriente;
  • istituiscano un osservatorio speciale per il monitoraggio delle violazioni dei diritti delle donne e dei diritti umani in Afghanistan;

(…)

La Casa delle donne partecipa al presidio convocato dal Cisda (da cui è tratto il testo sopra)