di Zainab Al-Ghunaimi.

169° giorno della guerra genocida contro Gaza, 23 marzo 2024: al termine della giornata, di ogni giornata, siamo esausti per aver passato ore e ore a pensare a come provvedere ai nostri bisogni essenziali per garantirci la sopravvivenza.

Un altro giorno di paura, ansia, tensioni, mentre i nostri pensieri vagano… Come tutti i giorni che trascorriamo in balia della crudele aggressione sionista e cercando i modi per soddisfare i nostri bisogni essenziali.

La razione di pane di oggi è stata l’ultima, perché il sacco di farina che avevamo comprato per 200 dollari è finito. Da qualche giorno tutti coloro con i quali condivido questa casa si sono dati da fare, contattando conoscenti ed amici, per riuscire a procurarci di nuovo la farina, in quantità maggiore o minore di quella che abbiamo consumato. Siamo disposti ad acquistarla a qualsiasi prezzo: non c’è alternativa per placare la fame dopo che anche il riso è finito e abbiamo perso ogni speranza di ottenere altro, visto che il governo di guerra sionista non cessa di sparare a chiunque cerchi di avvicinarsi ai camion che trasportano gli aiuti.

Mi sono sentita soffocare pensando ai prezzi. Ho mandato il nipote di mio cugino a indagare sulla situazione: ha trovato un chilo di riso egiziano di qualità mediocre, e non adatto alla cottura, per 60 shekel (16,50 dollari). Il venditore lo aveva ottenuto grazie agli aiuti distribuiti in precedenza e aveva deciso di venderlo per comprare col ricavato della farina. Il prezzo delle lenticchie era altrettanto alto e lo stesso quello delle carote (che provengono dal Sud della Striscia): 90 shekel (24,7 dollari) per 1 kg di carote e lo stesso per 1 kg di patate. Cetrioli e pomodori erano più cari. Saremo quindi costretti ad accontentarci dei ceci e della malva, se mai saranno disponibili sul mercato.

Ho deciso di farmi una doccia… magari sarei riuscita a togliermi di mente preoccupazioni e pensieri, magari sarei riuscita a placare lo stato di ansia in cui mi trovavo… Poi ho deciso di lavare i panni sporchi che si erano accumulati da giorni per la mancanza di acqua. Con l’aiuto di una parente ho passato ore e ore ad occuparmene.

Questa purtroppo è la situazione di tutti coloro che risiedono a Gaza City e nel Nord della Striscia. Non possiamo smettere di pensare a come procurarci cibo e acqua, non possiamo smettere di ascoltare le ultime notizie per non essere colti di sorpresa da un nuovo attacco da parte dell’esercito sionista.

Oggi ho fatto visita ad una delle famiglie i cui membri sono stati feriti dalle schegge del bombardamento di un edificio vicino al loro. Sono molto rattristata dal fatto che la casa dell’amica dove alloggiavano ha preso fuoco a causa di quelle schegge e tutti i mobili al suo interno sono bruciati. Ho cercato di aiutare la signora a rimediare qualcosa per soddisfare i bisogni essenziali della famiglia ma sono ben consapevole del fatto che ora stanno trascorrendo la notte in una situazione difficile. È la decima volta che si spostano da un luogo all’altro dopo che la casa dove vivevano è stata bombardata e distrutta all’inizio dell’aggressione.

Ci muoviamo il meno possibile e facciamo molta attenzione poiché l’esercito sionista è ancora nelle vicinanze del complesso dell’ospedale Ash-Shifa e continua le sue aggressioni fasciste contro la gente. Nel pomeriggio, però, un parente ci ha portato una piccola quantità di farina, e un amico ce ne ha portato un altro po’, il che ci ha dato almeno un po’ di speranza.

 

*Zainab Al Ghunaimy è direttrice del Center for Women’s Legal Researches and Consulting (CWLRC) di Gaza e membro dell’Unione Donne Palestinesi.
Scrive un diario quotidiano di cui abbiamo pubblicato la pagina del 4 novembre 2023. (https://www.casadonnemilano.it/guerra-gaza-4-novembre-2023/)
** Traduzione dall’arabo di Piera Redaelli.