Eccoci con una puntata autunnale che invita ai bilanci esistenziali, in compagnia di due libri che hanno  sullo sfondo l’antica Grecia. Ho danzato nel tempo – La vecchiaia raccontata da una donna di M. Pia Trevisan, Ali&no Edizioni 2022, è il monologo molto profondo e intenso di una donna anziana, che nell’autunno della vita trova conforto e rispecchiamento nell’Odissea di Omero. Il coinvolgente e sensibile romanzo giallo di Rita Pugliese, Ritorno ad Atene, Solferino 2022, offre un intreccio ben congegnato intorno alla misteriosa scomparsa di un’archeologa. Nel romanzo si snodano cinquant’anni di storia greca recente, sotto il Partenone, con donne e uomini raccontati dalla gioventù alla vecchiaia, nell’autunno della vita.

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M.Pia Trevisan
Ho danzato nel tempo – La vecchiaia raccontata da una donna
Ali&no Edizioni 2022

Copertina Maria Pia TrevisanUna donna ha appena oltrepassato gli ottant’anni e davanti le si presenta la sua vecchiaia, avvolta dal mistero di timori futuri e dal vuoto minaccioso del segmento più breve dell’esistenza. Non è donna avvezza a fermarsi e piangersi addosso, né facile preda del panico.

Fino a quel momento, è stata una persona in cammino e con progetti. Dunque, questo inaspettato arresto la scombussola e la disorienta non meno dei motivi che lo causano.

Donna attiva e dalla vita piena, e’ stata una giovanissima operaia, che ha amato la sua fabbrica e tutti coloro che la abitavano, padrone compreso. A sua volta è stata amata e rispettata.

Ha operato nel sindacato per anni, rivendicando i diritti per un lavoro dignitoso. Ha quasi contemporaneamente intrapreso l’attività politica e ha assecondato l’ispirazione di sempre: ambire alla parità e liberazione delle donne dai gioghi della società maschilista. Ha avuto un compagno di lotte e di vita che tuttora le sta al fianco, figli e nipoti con i quali ha intrecciato legami affettivi e di confidenza. Attraverso tutto questo, una passione sin dall’adolescenza: la lettura. Romanzi, i classici, saggi, di tutto purchè rispondesse alla sua curiosità e sensibilità.

Ora quell’inciampo esistenziale, quella fermata inaspettata davanti allo specchio.

Tutta la sua esistenza non sembra venirle incontro ad aiutarla, anzi la consapevolezza di tanta ricchezza passata fa da contrasto a quanto sembra profilarsi povero e svuotato. Che fare? Lasciarsi scivolare nel buco nero della paura o, peggio, della depressione? La nostra non è donna senza risorse, non può perdersi così proprio all’ultimo. Ma nulla sembra aiutarla.

Tuttavia, la sua antica abitudine di rifugiarsi nei libri la conduce a leggere qualcosa, cercando un libro già letto, pagine famigliari. Si incammina a ritrovare i sui amati classici e decide di rileggere l’Odissea. Viene intrappolata nel mito con la stessa fascinazione di sempre e scivola in uno stato a metà fra l’onirico e la veglia. Attraverso questo magico passaggio dimensionale approda sull’isola dei Feaci. Incontra Nausicaa ma coloro che la accolgono e le faranno da guida sono il re Alcinoo e la regina Arete:

Sono stanca. Chiudo gli occhi e mi lascio andare al
naufragio. Anche il naufragio è vita.
Le vesti lacere, indurite dallacqua salmastra asciugata
dal sole, avverto sotto il mio corpo non un tappeto di
foglie, ma uno strato di ruvida sabbia. Non so se si tratti
esattamente delle spiagge di Itaca o di quelle dellisola
Eea sul promontorio del Circeo, là dove dimora la Maga
Circe, là dove potrei essere trasformata in una graziosa
scrofa. Oppure sono le rive della terra dove avvenne lincontro
tra Ulisse e Nausicaa, figlia di Arete e di Alcinoo,
re dei Feaci.
So solo che in questo momento mi sento naufraga e
con il forte desiderio di ritrovarmi come per incanto, proprio
lì, nel meraviglioso orto della reggia di Alcinoo.

Se ci si lascia trasportare nel mito dal sogno-veglia dell’autrice si compie il giro che dal mito riporta alla vita, recuperando il senso dell’età e di ciò che ci offre, grazie alla magia dei pensieri e delle parole di chi ci ha preceduto.

Lo stile del libro è trasparente e piacevole, la profondità dei pensieri lo arricchisce e l’originalità dell’impianto narrativo offre una lente nuova con cui guardare alla vecchiaia.

Angela Giannitrapani


Rita Pugliese
Ritorno ad Atene
Solferino 2022

Copertina Pugliese“Quando sei lontano puoi essere nuovo o anche solo diverso. Dài, ammettetelo: chi di voi in questi mesi non ha scoperto qualcosa di sé che non sospettava, che non osava?” Sono parole scambiate dentro un gruppo di giovani archeologi  e ricercatori americani che vivono e lavorano ad Atene negli anni Cinquanta. Stanno anche nella quarta di copertina del volume. Perché un romanzo ben fatto mette anche chi legge di fronte a scoperte inaspettate e a riflessioni inedite sulla propria vita.

Gli archeologi che scavano nei pressi dell’acropoli di Atene  tra le rovine della Stoà di Attalo, di cui progettano la ricostruzione; relazioni d’amore e di sesso; una giovane ragazza piena di energia alle prese con uomini senza scrupoli; al centro dell’intreccio, la scomparsa misteriosa di un’archeologa

che genera sospetti irrisolvibili; l’impresa tenace di una coppia che gestisce per decenni un albergo ospitale nei pressi dell’Acropoli;  esperienze di maternità e paternità problematiche e controverse: ecco gli ingredienti principali del recente lavoro di Rita Pugliese.

Sullo sfondo, il romanzo narra decenni di storia greca recente, dagli anni Cinquanta al colpo di stato, fino al termine del Novecento. Ancora più sullo sfondo, personaggi/e (e con loro anche chi legge) subiscono il fascino ambivalente della Grecia antica, che rivive nella lingua – pur nelle grandi modifiche dovute ai millenni – e nei resti archeologici dei suoi capolavori.

L’intreccio è coinvolgente, la resa dei dialoghi e dei personaggi si segnala per efficacia e vivacità. Gli ambienti greci sono delineati con realismo e acutezza, nel trascorrere del tempo.

Il romanzo offre pagine notevoli per stile, capacità di  ricostruzione storica e invenzione narrativa.

Il lavoro della scrittrice dà rilievo a figure di donne interessanti e anticonvenzionali, alle prese con un mondo che resta ostile e maschilista anche quando pare aperto ed emancipato.

Personagge del Novecento, nonostante la loro grande vitalità a volte le protagoniste del romanzo sono costrette a difendersi col silenzio, con la scomparsa e con la dimenticanza, come condizioni ineludibili per proseguire e cambiare la propria vita in un contesto che non le accoglie e non le sa capire. Incontriamo maternità difficili, a volte subìte o nascoste, o altre vissute in una “normalità” un po’ grigia.

Accanto a loro, maschi a volte solidali a volte predatori, figli dallo statuto incerto alla ricerca delle proprie origini, desideri di paternità rinviati o frustrati, accomodamenti o tentativi di opposizione a un regime politico ferocemente oppressivo. Poi quel regime cade, ma i problemi non sono finiti.

Verso la fine, chi legge è portato a riflettere e a fare bilanci, su cinquant’anni di storia, sul richiamo dell’antichità greca e sul percorso esistenziale dei personaggi. Attraverso il romanzo ne seguiamo la vita, gli interrogativi, i traguardi ottenuti o mancati, la precarietà. L’autrice invita anche chi legge a farsi domande e bilanci. Nella conclusione, il futuro che si apre è incerto, ma non privo di speranza.

Il romanzo  si legge con interesse, piacere e condivisione.

Vittoria Longoni

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