Oggi proponiamo due testi che approfondiscono il tema della violenza contro le donne: un argomento che purtroppo continua a riproporsi nelle cronache quotidiane e nel nostro dibattito. Per analizzarlo da prospettive insolite, consigliamo il saggio Dopo la violenza. Lo stupro e la ricostruzione di sé di Susan J. Brison (Il Margine, 2021) – un libro fondato su esperienze personali e su riflessioni professionali – e il romanzo Lo stalker di Samuela Salvotti (Santelli, 2023). Non diciamo altro per lasciarvi scoprire autonomamente le novità dei due libri.

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Susan J. Brison
Dopo la violenza. Lo stupro e la ricostruzione di sé
Il Margine, 2021
Copertina di Susan J. Brison "Dopo la violenza"La mattina del 4 luglio 1990, durante una passeggiata nel Sud della Francia, Susan J. Brison viene aggredita, picchiata selvaggiamente, stuprata, strangolata fino a perdere conoscenza e, creduta morta dal suo aguzzino, abbandonata nel luogo teatro della violenza. Sopravvissuta e curata, il suo mondo è però stato distrutto.

Con il saggio dal titolo Dopo la violenza la scrittrice – che ha una formazione filosofica ed è docente presso la cattedra di Etica e Valori umani nel New England – pone l’attenzione su un tema che raramente viene trattato nei casi di stupro e cioè su tutto quello che avviene ‘dopo’ la violenza: stato di ansia e angoscia, insicurezze, pregiudizi e stereotipi.

I casi di violenza sessuale fanno scalpore nel momento in cui accadono e sono spesso enfatizzati dai mezzi di comunicazione ma, oltre alla notizia che attira il lettore, nulla si sa di ciò che la vittima ‘subisce’ una seconda volta per sopravvivere a quanto le è accaduto.

Il libro nasce da un’esperienza personale dell’autrice: Susan Brison è stata vittima di violenza da parte dell’uomo che ha tentato poi di ucciderla. Queste pagine sono state scritte nel periodo immediatamente successivo all’aggressione e i pensieri più intimi di Brison si alternano a un racconto dei fatti reso più reale in quanto narrato in prima persona.

Il libro, tramite le riflessioni della sua autrice, mette in luce una società in cui le donne devono ancora temere violenze e faticano a trovare lo spazio che permetta loro di raccontare il trauma che hanno subito.

Susan Brison, infatti, ascoltando anche e soprattutto le voci di altre vittime e considerando la propria esperienza del dopo la violenza, evidenzia l’importanza della narrazione del trauma vissuto quale ‘medicina’ per guarire e per ricostruire il proprio Io interiore.

La narrazione, però, richiede ascoltatori capaci, pronti, sensibili e soprattutto empatici.

L’incapacità di ascoltare, da parte della società ma anche dei familiari delle vittime, rischia di provocare un’esperienza ri-traumatizzante.

Il libro dunque è fonte di riflessioni importanti e interessanti per chi, a qualsiasi ragione, viene in contatto con le vittime di stupro: il ricordo di quanto subito e il raccontarlo sono, per l’autrice, il modo più efficace per riconnettersi agli altri, alla società, alla civiltà e per recuperare la capacità di rendere ancora intimi i suoi legami.

Il ri-narrare, per l’autrice, agisce sul ricordo stesso:  ricordare non è solo memoria ma è cura e solo così una storia traumatica può, lentamente, essere superata.

Stefania Zapparrata


Samuela Salvotti  
Lo stalker
Santelli, 2023

 I protagonisti del romanzo sono Francesca e Tommaso: Tommaso è un uomo colto, che appartiene all’alta borghesia milanese ed è bellissimo, ma soprattutto è cordiale con tutti.

Il suo ‘unico’ punto vulnerabile è Francesca. Francesca, la vera protagonista del libro, è colei che a un certo punto della relazione con Tommaso, non tollerando più la violenza psicologica di cui è vittima da parte del compagno, si ribellerà uccidendolo.

Attorno ai due protagonisti ruotano poi molti personaggi che vengono descritti con gli occhi dell’assassina: il padre notaio, la madre, lo psicologo e le amicizie comuni ai due protagonisti. Si tratta di persone che, ammaliate da Tommaso, non hanno saputo e potuto aiutare Francesca.

Vi è poi la realtà del carcere che l’autrice descrive nella sua crudezza e violenza: un luogo però in cui Francesca conoscerà persone – come la direttrice e le compagne di cella – che l’aiuteranno direttamente ed indirettamente a sopravvivere ai giorni di carcerazione.

Questo libro, che si caratterizza per una scrittura minimalista e venata di umorismo, affronta il tema della violenza psicologica che può condurre al femminicidio, ma ha una direzione differente in quanto la vittima, Francesca, uccide il proprio carnefice, Tommaso.

Con la sua opera Samuela Salvotti ha inteso descrivere quell’oppressione sottile e continua che può soffocare una donna impedendole una vita piena e libera.

Francesca però si ribella a tale situazione e dopo vent’anni in cui subisce, compie un gesto atroce ma necessario quando avverte che ormai la situazione è spaventosamente insopportabile.

Francesca alla fine, però, attorniata dalle amicizie giuste e con una lucidità derivante dal dolore, si riscatta.

In questo racconto sarcastico, crudo e senza fronzoli, dunque, non si troverà la dolce storia d’amore che culmina nel “felici e contenti” ma esattamente l’opposto: lei che uccide lui, bello e gentile e che la copre di regali.

Francesca è un’ “eroina al contrario” che, da una cella, racconta a chi legge come e perché è arrivata all’omicidio del principe azzurro.

Un libro che di sicuro fornisce molti spunti di riflessione sulla situazione della donna nella società odierna.

Stefania Zapparrata

 

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