Eccoci al nostro appuntamento settimanale: oggi le recensioni della raccolta di racconti  Il mare non bagna Napoli di Anna Maria Ortese, della trilogia teatrale [ps2id url=’#a8′]↓[/ps2id]Resistenze femminili di Marta Cuscunà [ps2id url=’#a8′]↓[/ps2id]  e del saggio  Che genere di stereotipi [ps2id url=’#a9′]↓[/ps2id] di Patrizia Danieli. Continuate a scriverci le vostre minirecensioni, commenti e consigli all’indirizzo librarsi@casadonnemilano.it

Il mare non bagna Napoli di Anna Maria Ortese, ed. Adelphi 1994
Disponibile in e-book presso EPUB con DR

Il mare non bagna NapoliIn tempi di isolamento i libri salvano lo spirito e si possono riesumare titoli sui i nostri scaffali da anni. Io ho riscoperto “Il mare non bagna Napoli” di Anna Maria Ortese nell’edizione Adelphi del 1994. Sono stata stimolata anche dal fatto che il gruppo Libr@rsi aveva progettato per la Casa un pomeriggio di studio su Ortese che al momento è sospeso. Rileggerla a distanza di anni può essere una nuova esperienza.

L’edizione del ’94 contiene una premessa dell’autrice, i quattro racconti originari e l’aggiunta de “Il silenzio della ragione”. Il libro uscì per la prima volta nel 1953 per Einaudi e costò aspre critiche a Ortese, essendo stato considerato un libro contro Napoli; cosa che la spinse ad abbandonare la città, dove non tornò mai più in modo definitivo. Napoli è attraversata dall’autrice con sguardo che sembra impietoso ma con affetto lungo i suoi vicoli e nei suoi bassi, fin dentro le intimità più buie degli esseri umani che li abitano. La scrittura accuratissima, cristallina. Lo sguardo visionario trascende la povertà per arrivare alla miseria. “Rivederla e compiangerla non bastava” dice Ortese. Lo stesso vale per quelli che furono i principali protagonisti dell’intellighenzia partenopea, nella seconda parte “Il silenzio della ragione”.

L’autrice attribuisce a sé e al suo “spaesamento” la responsabilità delle passate polemiche, ma oggi rileggendola io vedo una metafora della miseria e povertà globale, riconoscendo vicoli e anime perdute dell’altra parte del mondo.

Angela Giannitrapani

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R3sistenzeR3sistenze femminili. Una trilogia. di Marta Cuscunà
Forum Editrice Universitaria Udinese 2019

Marta Cuscunà porta in scena la resistenza delle donne e la possibilità del cambiamento in tre spettacoli, tre storie vere.  Usando un’arte antica e popolare: il teatro di figura, intrecciato con la narrazione ed il teatro d’inchiesta, dà voce e movimento agli incredibili pupazzi che realizza.

Nei tre copioni teatrali, già da tempo sulla scena non solo italiana, (ha vinto il premio Sipario per Ustica nel 2009) suggerisce una lettura originale degli avvenimenti e dei personaggi-testimoni nel loro contesto. La scrittura di scena, preceduta da un lavoro di raccolta di materiali e ricostruzione di immaginari e vissuti risulta coinvolgente e riesce a toccare argomenti serissimi con ironia e umorismo.

In Ė bello vivere liberi!  la diciassettenne Ondina Peteani, di Trieste, sceglie di diventare staffetta partigiana. Verrà deportata, e troverà nel suo desiderio di provare cosa voglia dire vivere liberi, la forza per sopravvivere. In scena l’attrice con cinque burattini ed un pupazzo.

In  La semplicità ingannata – Satira per attrice e pupazze sul lusso d’esser donna è suor Arcangela Tarabotti, scrittrice del 1600, (che nelle sue opere denunciò la drammatica realtà delle monacazioni forzate ma anche la più generale condizione della donna nella sua società), a rivendicare diritti impensabili per l’epoca e a creare con le Clarisse del convento di Udine un’alternativa ad un destino di esclusione. In scena un esempio di donne, alleate in un “coro”, ma rappresentate su un “trespolo” “come “uccellini intrappolati nel vischio”

In Sorry boys diciotto ragazze fra i quindici e i sedici anni, nel 2008 nel liceo di Gloucester, Massachusetts, decidono di rimanere incinte nello stesso momento ed è subito scandalo. Nella comunità in cui vivono, piccola ma con un elevatissimo tasso di violenza maschile tra le  mura domestiche, le ragazze fanno un patto: cresceranno da sole i figli aiutandosi fra di loro. Un’azione per sfuggire a questo contesto o una risposta riguardo alle questioni di genere? In scena nessuna di loro, solo 12 teste fra padri-adolescenti, genitori e insegnanti che vengono letteralmente messi al muro. Marta Cuscunà con una abilità che ci sorprende ne è l’unica animatrice e riesce a dare loro sonorità diverse.La forma dei pupazzi è quella delle teste mozzate dei trofei di caccia su una parete: “Sono già in una situazione che mostra la loro sconfitta.”

Il libro si trova su: https://forumeditrice.it/percorsi/storia-e-societa/varia/resistenze-femminili
Per conoscere il teatro di Marta Cuscunà: https://www.martacuscuna.it/

Rossana Molinari

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Che genere di stereotipi?  Pedagogia di genere a scuola. Per una cultura della parità, di Patrizia Danieli
Ledizioni, marzo 2020, disponibile anche in ebook

Che genere di stereotipi?A che punto siamo con le attività di contrasto agli stereotipi, con la pedagogia di genere nei vari tipi di scuole? Come si lavora, sul piano editoriale, culturale e sociale, per una vera parità? Questo libro appena uscito fa una ricognizione delle pratiche e degli strumenti elaborati in questi decenni, sintetizza i percorsi, rileva criticità e fa proposte per proseguire. Parte da una sintesi storica e linguistica sul patriarcato, offre una panoramica aggiornata delle esperienze e delle risorse disponibili: dal Progetto Polite all’attività dell’associazione S.Co.s.s.e, dal sito ImPARIaScuola  ad Alice, alle attività didattiche sviluppate mediante il teatro e il cinema. Particolarmente interessante la presentazione del tema in dimensione interdisciplinare e trasversale a diversi contesti. Significativo il riferimento a Toponomastica femminile, movimento che dà visibilità ai nomi delle donne nei luoghi pubblici e forma alla cittadinanza attiva guidando ragazze/i nella di presa di coscienza storica e nella pratica civica per raggiungere risultati reali. Oggi si riescono a cambiare i comportamenti dei soggetti solo se muta il sentire che incide sugli atteggiamenti, se si riesce a lavorare sulle interazioni. Un libro utilissimo per insegnanti e operatori scolastici, per case editrici attente alla tematica di genere, per genitori e formatori, che vi possono trovare esperienze e risorse. Ma anche per tutte noi, che in questo momento difficile cerchiamo di contrastare gli squilibri di genere e di dare forza alle donne nelle nostre case e città contaminate, nelle nostre relazioni fisicamente ristrette e mutate.

Vittoria Longoni e Maria Rosa Del Buono

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